Nato a Berkeley nella Bay Area di San Francisco, Robert Stoner ha iniziato il suo percorso artistico come pianista classico fino ai suoi ventanni quando ha imbracciato la chitarra e iniziato a scrivere canzoni che l’hanno via via indirizzato verso una sensibilità legata a certi stilemi folk. Alternando la musica alla sua principale attività di economista, Robert Stoner ha subito mostrato buone qualità compositive, pur non essendo in possesso di una voce riconoscibile e di grande ampiezza di registro, proponendo comunque canzoni che sono uno sguardo interessante sia alle relazioni interpersonali che alla vita moderna in una società spesso controversa, problematica e conflittuale. Il suo ‘sogno americano’ è portato avanti con queste dodici canzoni prodotte dall’esperto Ben Bernstein, con il quale Robert Stoner ha condiviso molti momenti in passato e con il quale ha costruito un suono delicato e spesso acustico in cui spiccano le buone doti chitarristiche del nostro e in cui le atmosfere non risultano mai forzate o artificiose. Chi scrive predilige brani che fanno emergere l’amore per la canzone d’autore che abbraccia si il folk ma lo declina con fare sufficientemente personale come nella bella “Walk Down By The Waterside”, nelle pieghe della title-track “American Dream” dove si segnala il bel lavoro pianistico del produttore e le armonie vocali di Lily Stoner, in “Walk On Down” che si avvale di una soffice ed avvolgente  melodia e nella lunga e sospesa “Thirst”, sempre a mio parere il punto più alto raggiunto dall’album. Non mancano ulteriori momenti di interesse in un disco dai toni spesso nostalgici ed intimisti che fanno rivivere una stagione in cui il cantautorato di ispirazione folk riusciva a raggiungere le vette delle classifiche di vendita e brani come “Down To Mexico”, “Don’t Know What I Know”” e “The Lady Spoke” mostrano ancora una volta la sensibilità di un buon ‘osservatore’ dei nostri giorni. (Remo Ricaldone)