Cresciuto tra Londra e New York, Ben De La Cour rappresenta nel panorama americano una figura per certi versi atipica e particolare, la sua concezione di ‘americana’ con frequenti citazioni letterarie e atmosfere spesso misteriose, oscure e drammatiche gli è valsa la definizione di ‘americanoir’ e questo suo nuovo sesto disco ne conferma l’indole irrequieta e alla ricerca di nuovi stimoli e nuove strade da percorrere. Se il precedente “Sweet Anhedonia” è stato per certi versi il suo disco più completo ed ispirato, questo “New Roses” è magari un leggero passo indietro ma vede un tentativo di battere nuovi territori che conferma tutte le sue ottime doti compositive. L’uso in qualche momento dell’elettronica non è sempre ‘centrato’ ma l’impressione complessiva è positiva e quando le melodie si dispiegano con naturalezza emerge un talento notevole. In questo senso l’iniziale “I Must Be Lonely” spiazza l’ascoltatore con una canzone che sembra più uscita da qualche band britannica che da un artista che ha si viaggiato molto ma che è comunque legato alle radici americane. Già con la seguente bella “The Devil Went Down To Silverlake” con l’apporto vocale di Elizabeth Cook si torna ad atmosfere che si adattano meglio a Ben De La Cour che in questo album suona praticamente tutti gli strumenti, con i soli apporti del fiddle di Billy Contreras e della tromba di Josh Klein. Ben ama anche riadattare brani altrui secondo la sensibilità del momento e la ripresa del classico scritto da Leon Payne e portato alla notorietà da Hank Williams Sr. “Lost Highway” è un esempio della natura ‘alternativa’ del nostro, infarcendo la melodia con un arrangiamento non sempre lucido e propositivo. Molto meglio per chi scrive canzoni come “Bad Star” e la sua forza espressiva in una ballata dal sapore notturno in bilico tra luce ed oscurità, “Beautiful Day” ballata elettrica che rimanda all’approccio di Neil Young per fare un esempio, la delicatezza acustica (velata sempre da un’aura di nostalgica tristezza) di “We Were Young Together Once”, le armonizzazioni vocali della brava Emily Scott Robinson in “Christina”, lo spirito rock di “Stuart Little Kileld God (On 2nd Ave)” e la title-track “New Roses”. Disco comunque interessante pur come detto leggermente inferiore al precedente e se si vuole, proprio recentemente, l’uscita di un live per conto dell’italiana New Shot Records completa il quadro di una personalità affascinante come quella di Ben de la Cour.
Remo Ricaldone