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Jo Dee tira subito fuori tutta la grinta e la determinazione di cui è capace quando sale sul palco pochi minuti dopo le 22.30 sulle note di “Take It” accompagnata da cinque musicisti che la seguono in ogni tappa dei suoi tour americani e internazionali e che erano con lei la sera prima a Interlaken, in Svizzera (insieme a Voghera le uniche date europee del suo attuale tour): Marshall Richardson alla batteria, originario del Tennessee, già nelle band di Joe Nichols e Lorrie Morgan tanto per citarne un paio; Joshua Carter alle tastiere, Matthew Moon, side-man anche di Chuck Wicks e apprezzato autore negli Stati Uniti, alle chitarre e voce (in realtà egli è anche un grande virtuoso della lap steel e mi è dispiaciuto non se la sia portata sul palco del Voghera Country Festival); Randy Flowers alla chitarra elettrica e Matthew Wigton al basso. Dopo “Breakin’ It Down” si tocca subito l’apice con il suo pezzo da novanta, quella “Heads Carolina Tails California” che rimarrà per sempre il suo brano più orecchiabile e famoso. A seguire altro brano tra i suoi più quotati, “My Give a Damn’s Busted” firmato per lei nel 2004 da Joe Diffie. Tutti i componenti la band, come consuetudine vuole in questi casi, sono professionisti da brivido nell’ambito del proprio strumento: non sbagliano una nota che sia una e portano Jo Dee ovunque voglia andare, anche quando ella improvvisa o cambia scaletta senza troppo preavviso. Succede anche a Voghera: Jo Dee, su richiesta e con grande sorpresa e piacere del sottoscritto, ispirata dalla chiacchierata che se ne è fatta in conferenza stampa, inserisce a questo punto “Will You Love Me” (un brano dei miei preferiti, che dovrebbe essere inserito nel suo prossimo disco), sedendosi alla tastiera aggiuntiva presente sul palco e cominciando il pezzo, molto intimo all’inizio, come una versione acustica che poi però monta e chiude in crescendo con tutta la risolutezza e la rabbia possibile accompagnata da tutti i suoi ragazzi: è una canzone che rivela tutta la capacità di concentrazione e potenza vocale di Jo Dee e che personalmente rimane il momento più alto dello show da un punto di vista emozionale.
Dopo aver letto la cronaca della conferenza stampa capite ora che “Will You Love Me” non è una canzone “leggera”: dietro c’è una storia, tutto ha il suo significato e la stessa Jo Dee – pur sapendo di dover necessariamente ridurre all’osso il parlato con un pubblico che per la maggior parte non parla inglese – la vuole comunque brevemente introdurre. Essa poco si adatta ad un live e men che meno si adatta al Voghera Country Festival. La platea però per fortuna reagisce con entusiasmo e questo probabilmente rappresenta quello in cui da un punto di vista podistico si definisce come “rottura del fiato”: da qui in avanti ho l’impressione che, superata la prova, Jo Dee vada via in scioltezza con il resto della scaletta.
Arriva quindi “Masquerade”, pezzo introdotto anch’esso con entusiastica enfasi, dichiaratamente autobiografico e decisamente rock («Il mio nuovo materiale vi potrà spaventare» avevo in effetti detto in conferenza stampa a chi la definiva “solo” una cantante di musica country) che parla di apparenze che ingannano, di persone false che ti avvicinano col sorriso sulle labbra facendo finta di interessarsi a te ma in realtà senza minimamente esserlo. Ormai Jo Dee ha preso l’abbrivio e le misure: la scaletta prosegue con alcuni tra i suoi pezzi pop-country più famosi, tra cui “Downtime”, “That’s the Way”, l’altra sua canzone-icona “I’m Alright”, “You’re Not in Kansas Anymore”, “Stand Beside Me”, “Biker Chick”, “Lessons in Leavin” e “Bye Bye” abbassando il ritmo con un paio di sue stupende ballate intercalate qua e là come “Bring On The Rain”, con cui mi dà letteralmente i brividi, e “Pieces”.
Alle fine noto che tutta la scaletta è composta da suoi pezzi: inusuale, specie per gli artisti country a cui spesso e volentieri piace omaggiare altri artisti che amano (country o meno che siano) con personali versioni dei loro brani. Per quanto detto durante l’incontro con la stampa, l’ho trovata comunque una scelta condivisibile da parte di Jo Dee, che ha così forse addirittura reso ancora più “suo” lo show dando piena conferma della assoluta maturità raggiunta in termini di coscienza e sensibilità artistica, nonché autorale.
Dopo “Don’t Stop Believing” e circa 75 minuti di esibizione, Jo Dee Messina lascia il palco, richiamata però per lo scontato encore che prevede solo un brano, sempre suo, dal titolo “A Woman’s Rant”, tratto dal suo ultimo disco da studio, “Me”. Quando il concerto finisce penso a quel nuovo album che aspetto con molta curiosità per confermare quanto sentito questa sera durante un concerto dal vivo che annovero senza alcun dubbio tra i più belli della storia del Voghera Country Festival.
La ciliegina sulla torta è data dal fatto che, anche se ben un’ora e mezzo circa dopo la fine dello spettacolo, Jo Dee si presenta agli appassionati e stoici ancora assiepati a lato palco per firmare cd, scambiare due parole e scattare foto ricordo. Non tutti ci credevano. Un gesto assolutamente non scontato che però è una bellissima consuetudine per la stragrande maggioranza dei cantanti country, ed un mezzo per rafforzare ancor di più il legame tra i fan e chi sopra quel palco costruisce un futuro e una carriera soprattutto grazie a loro. E questo gli artisti country non lo dimenticano mai…
Come ha scritto qualche giorno fa il grande Travis Tritt su Twitter, “Il punto è questo: non c’entrano le luci o quanto grande sia il palco o quanto imponente la produzione. Tutto si riduce alla musica dal vivo. Ecco quello che conta!” Penso si attagli perfettamente alla bella serata trascorsa con gli amici e Jo Dee.
Permettetemi di chiudere facendo i complimenti anche a chi lavora dietro le quinte del festival a Voghera, perché la macchina organizzativa è arrivata davvero a livelli non usuali per un festival del genere in Italia e ho potuto constatare personalmente la professionalità di tutti coloro coinvolti ad ogni livello della manifestazione. All’anno prossimo! (Massimo Annibale)