Tra i  migliori e più celebrati bluesmen bianchi in circolazione, Tinsley Ellis è tra coloro che interpretano con maggiore intensità quel ‘southern sound’ figlio della Allman Brothers Band ma anche di personaggi come Freddie King e Michael Bloomfield che rappresentano bene le sue radici. Nato ad Atlanta, Georgia e cresciuto in Florida, Tinsley ha legato il proprio nome alla Alligator Records incidendo gran parte dei propri album (20 in totale) con l’etichetta di Chicago anche se in passato ha pubblicato per la storica Capricorn Records e per la Telarc. E’ però proprio con la casa discografica di Bruce Iglauer che Mr. Ellis ha firmato i suoi lavori più incisivi e importanti e il suo nuovo “Devil May Care” lo è in funzione del fatto che ci riconsegna, dopo i difficili mesi del lockdown, un artista ancora in grado di dire la sua in ambito (rock)blues. Ed è proprio il forte legame con la leggendaria band dei fratelli Allman che salta maggiormente all’occhio ascoltando questo suo disco, a partire dalla splendida “Right Down The Drain”, robusta e trascinante, da “Just Like Rain”, ballata in cui sembra far rivivere la struggente bellezza dei lenti di Gregg Allman  con un fraseggio chitarristico ispiratissimo e la movimentata “Juju” con una eccellente lavoro di slide. Tutto l’album comunque risulta coeso ed stimolante, frutto di una qualità compositiva che Tinsley Ellis riesce a far emergere con naturalezza, supportato anche da un sontuoso Kevin McKendree alle tastiere e da una sezione ritmica precisa e puntuale formata da Steve Mackey al basso e da Lynn Williams alla batteria. Titoli come la fiatistica “Step Up”, “One Step Up” ancora dalle connotazioni ‘allmaniane’, l’apertura di “One Less Reason” e l’intensa “Slow Train To Hell” confermano ulteriormente l’ottima fattura di questo album. (Remo Ricaldone)