Antesignani di quel suono tra rock e radici che negli anni è stato definito prima ‘alternative country’ e poi ‘americana’, i Long Ryders hanno segnato una stagione di grande ispirazione espressiva che ha influenzato generazioni di musicisti seguenti. Il loro dinamismo, la loro freschezza sonora, il loro perfetto bilanciamento tra country music (quella figlia soprattutto di Gram Parsons e dei primi Flying Burrito Brothers) e rock’n’roll, venato di inflessioni bluegrasse un amore mai nascosto per Byrds e Tom Petty, hanno caratterizzato un quinquennio in cui ogni incisione, ogni concerto, ha regalato emozioni e straordinario coinvolgimento. Mutuando il loro nome dal bellissimo film di Walter Hill (“The Long Riders”, da noi tradotto come “I Cavalieri Dalle Lunghe Ombre”, incentrato sulle ‘imprese’ della banda dei fratelli James/Younger) e modificandone lo spelling omaggiando i Byrds, Sid Griffin (chitarre ed armonica), Stephen McCarthy (chitarre e lap steel), Tom Stevens (basso) e Greg Sowders (batteria e tastiere) hanno saputo guidare la rinascita dei suoni roots in un decennio dominato da elettronica ed edonismo ai massimi livelli. Confermando il detto ‘nemo propheta in patria’, i Long Ryders hanno poi ricevuto più affetto e riscontri in Gran Bretagna (Chris Blackwell della Island Records diede loro opportunità che in patria per qualche oscuro motivo erano precluse) che negli States, pur legando le proprie canzoni a filo doppio con la storia, le fascinazioni e l’immaginario americano, da “Wreck Of The 809” a “Looking For Lewis & Clark”, fino a “Harriet Tubman’s Gonna Carry Me Home”, mostrando sempre una persuasione e una solidità uniche. A fronte di una discografia tutto sommato scarna, il peso specifico del repertorio dei Long Ryders ha resistito perfettamente all’usura del tempo, risultando ancora oggi, a distanza di più di tre decadi, fresco, brillante ed originale, tanto da mantenere vivo l’interesse per una band la cui ‘fan base’ è ancora numerosa ed agguerrita. Dal debutto datato 1983 con l’ep “10-05-60” (ancora con il primo bassista Des Brewer) fino alla maturazione definitiva raggiunta attraverso tre album di eccellente fattura come “Native Sons” di un anno dopo e l’accoppiata “State Of Our Union” e “Two Fisted Tales (rispettivamente del 1985 e del 1987) l’ascesa dei ‘Cavalieri’ verso l’affermazione non ha visto freni od inibizioni di sorta. In questi anni il più attivo è stato senz’altro Sid Griffin, anima e guida dei Long Ryders che si è diviso (anche fisicamente) tra Stati Uniti ed Inghilterra sfornando dischi di buon livello sia come solista che con i Coal Porters. Naturalmente l’alchimia che ha portato i Long Ryders a creare un suono così bilanciato non poteva ripetersi così facilmente e la l’urgenza e la nostalgia per quei ‘glory days’ ha fatto si che i quattro membri originari si riunissero per alcune date e, ora, con un sorprendente album intitolato “Psychedelic Country Soul”, per incisività e forza comunicativa degno di affiancarsi alle loro incisioni storiche. Come se questi trentadue anni da “Two Fisted Tales” non fossero passati. Benvenuti ragazzi!
I Long Ryders suoneranno il 19 Aprile 2019 all’Auditorium Toscanini ( Via Roccafranca 7) a Chiari (BS).
(Remo Ricaldone)