Il ‘viaggio nel deserto’ a cui si riferisce Steve Hill nel titolo del suo nuovo album è quello che lo ha portato a seguire uno dei maggiori appuntamenti musicali della stagione dei festival negli States, il Desert Trip Festival a Coachella in California appunto, nel deserto del Mojave. Fonte di ispirazione per suoni e luoghi, il deserto (e il conseguente lungo giro per le bellezze californiane, da Big Sur a Yosemite fino alla Death Valley) ha stimolato fortemente il musicista canadese che ha qui ampliato ulteriormente i suoi orizzonti sonori e ci ha fornito quindi con “Desert Trip” uno dei suoi lavori più dinamici ed accattivanti in una carriera lunga ben undici dischi nell’arco di quasi venticinque anni. Il vocabolario musicale di Steve Hill è sempre stato ampio ed articolato, dal rock al folk, dalla country music all’amato blues al quale è tornato ciclicamente e questo suo nuovo lavoro condensa con grande bravura tutte le sue radici. “Desert Trip” è composto, prodotto ed interpretato in gran parte dallo stesso Hill, un artista decisamente completo e altamente considerato soprattutto in patria, con una lunga serie di riconoscimenti da parte della critica. Questo disco è coinvolgente per forza espressiva e approccio, intenso e meno legato al canonico stile blues ma sempre significativo e dalle molteplici sfumature, manifesto della sua sfaccettata personalità. Da “Evening Star” alla logica chiusura di “Tail Lights” le canzoni sono una sorta di diario di bordo di un viaggio nella mente e nei luoghi che hanno segnato certamente l’anima di un eccellente artista. (Remo Ricaldone)