California e Texas hanno raffigurato negli anni le più valide alternative al ‘business nashvilliano’, troppo spesso legato a logiche di mercato che hanno messo in secondo piano l’aspetto artistico e musicale. Sam Outlaw (trentatreenne nativo del South Dakota) rappresenta in maniera limpida la scena westcoastiana con un disco che riconcilia con l’essenza del genere e il suo debutto intitolato “Angeleno” è uno dei più bei dischi country dell’anno appena trascorso. Prodotto dall’immenso Ry Cooder e dal figlio Joachim che hanno creduto in lui e gli hanno cucito addosso un suono nitido ed efficace, l’album scorre attraverso dodici composizioni autografe che ci consegnano un autore maturo ed un interprete brillante e sincero. Le chitarre di Cooder padre, le percussioni del figlio, le armonie vocali di Arnold McCuller, il fiddle di Gabe Witcher (già con i Punch Brothers), la pedal steel di Jeremy Long e le tastiere di Bo Koster sono le fondamenta strumentali dell’album ma quello che decisamente fa la differenza sono le canzoni, tutte godibilissime ma con una manciata di splendide melodie che rimarranno a lungo nella nostra mente. “Keep It Interesting” è senz’altro tra le più belle, una gustosa cavalcata ristoratrice con i controcanti di Molly Jenson, “I’m Not Jealous” ha il passo delle classiche country ballads che trovano sempre meno spazio nelle produzioni legate alle ‘majors’, “Love Her For A While” è ancora eccellente ed è caratterizzata da un bel lavoro al piano elettrico wurlitzer, “Angeleno” e l’apertura di “Who Do You Think You Are?” hanno invece inflessioni mexican che non possono mancare in un disco prodotto da Cooder e inciso a LA, “Country Love Song” è tra la canzone d’autore vicina allo spirito di certe cose di James Taylor e scenari western, delicata e intima. “Ghost Town”, scelta giustamente come singolo, è secondo me il capolavoro del disco, il suo momento più efficace e significativo. Una melodia vincente e magnifica. “Jesus Take The Wheel (And Drove Me To The Bar)” ha ancora il sapore delle vecchie country songs con passione ed ironia a profusione, “It Might Kill Me” è scintillante nell’arrangiamento (pedal steel ed elettrica che duettano con estremo gusto) e piacevolissima nella melodia, “Keep A Close Eye On Me” scorre con naturalezza e qualche accento gospel, “Old Fashioned” è più ordinaria e leggermente inferiore, un momento di pausa prima della chiusura affidata a “Hole Down In My Heart”, leggiadra, divertente e gustosamente acustica. Degna conclusione di un lavoro consigliatissimo.(Remo Ricaldone)