12108915_10205005912209407_569195394142959420_nLa serata è fresca ma non fredda, l’atmosfera è quella giusta e Bologna se ne sta sorniona, senza immaginare ciò che di lì a poco accadrà sotto le 2 Torri. Il locale, il Locomotiv Club, è immerso in un parco, vicino al DLF e già dall’ingresso, dopo quei 4 larghi scalini, capisci che la serata sarà quella giusta, le pareti rosse, le luci soffuse ed il palco in fondo. Tutto perfetto. Sono le 21:30 in punto quando i Sons Of Bill attaccano con “Brand New Paradigm”. Dall’ultima volta in cui li ho visti (Febbraio 2014) i ragazzi sono cresciuti, il palco lo tengono bene, le influenze sono quelle giuste, ed i vari Uncle Tupelo, Son Volt e Ryan Adams compaiono li ad assecondarli compiaciuti. I 35 minuti a loro concessi li usano a dovere e scaldano il cuore e l’anima, “Santa Ana Winds” (da Sirens) è pura energia. Bravi. D’ora in poi potranno solo crescere, Cambia il palco e sale lui, la star della serata, Ryan Bingham in versione Full Band con al fiddle Richard Bowden che si farà sentire alla grande, regalando anche attimi esilaranti, ma soprattutto perfetti e nei tempi giusti. “Dollar a Day” da il via allo show con la carica giusta, che poi prosegue con pezzi presi a piene mani da tutti i lavori del singer/songwriter di Hobbs (NM). “Snow Fall in June” è perfetta, da brividi, “Nobody Knows My Trouble”, nel set acustico è da lacrime. Il sudore, la fatica, la gioia sono emozioni che nei 100 minuti dello show trasudano, la voce è la sua, roca, graffiante, sabbiosa ma perfetta per queste canzoni. Qualsiasi altra voce stonerebbe, le songs non renderebbero.
12068773_10205005911529390_5476295269697746683_oBlues, Rock, Country, TexasMusic, Mariachi si fondono in uno show a tratti energico, a tratti “emotivamente doloroso”. Il concerto si chiude con “Broken Heart Tattoos” e “Southside Of Heaven”, o meglio si dovrebbe chiudere perché nessuno dei presenti vuole andarsene. Il pubblico vuole ancora cibarsi di un artista che in carriera ha pure vinto un Oscar per la OST di “Crazy Heart”. Ed è proprio con la canzone “incriminata” “The Weary Kind” in versione voce chitarra che riporta Ryan sul palco, regalando un altro mini set acustico di una bellezza e profondità paurose che atterra, positivamente, ed emotivamente i presenti. Ancora non paghi gli spettatori convincono la band a tornare sul palco che chiude lo show con “Sunshine” e “Bread And Water”. Siamo a Bologna, ma l’ atmosfera e la carica sono le stesse di un Honky Tonk Texano al confine col New Mexico. Thanks Sons Of Bill. Thanks Ryan Bingham. (Gianluca Palmisano)