dancing in the dark1
Ammetto di non aver mai avuto grandissima simpatia per Bruce Springsteen; sentimento tale da influenzare abbastanza negativamente anche il mio gusto di ascoltatore e appassionato di musica (anche, ma non solo) americana. A Born In The U.S.A. (Columbia, 1984) ho comunque sempre preferito il successivo Tunnel Of Love (Columbia, 1987), laddove un afflato più intimistico e melodico, prendeva il posto di rockettoni un po’ enfatici e sferragliati. Da Born In The U.S.A. (un dischetto da 30 milioni di copie stimate, fonte Nielsen/Soundscan) furono estratti qualcosa come 7 singoli su 12 tracce complessive, sfruttando a pieno una produzione citata, da più o meno tutti gli addetti ai lavori, come uno dei migliori e più influenti album nella storia della musica leggera. Il primo singolo estratto (che uscì anticipando l’album completo di un mese esatto) fu Dancing In The Dark (avete presente la canzone da cui Antonello Venditti trasse impunemente l’inciso iniziale di Ci Vorrebbe Un Amico?…), un up-tempo apparentemente disimpegnato che contribuì non poco allo straordinario successo di tutto Born. Nel videoclip, girato in una finta ambientazione live, e diretto da Brian De Palma, fa anche capolino una giovanissima Courteney Cox, futura star della sit-com Friends. Il brano impatta e incita, è energico, sorridente ma non troppo, tanto da non rinunciare a quella patina abbastanza engagé, così cara al Boss e aderisce come tutina in latex alla sua mitologica propensione “on stage”.
Se ci sono state delle riletture molto aderenti all’originale (Tina Turner nel Private Dancer Tour del 1985, su tutte); ci sono anche state quelle acustiche ma brutte (la scozzese Amy McDonald, molto conosciuta anche in Italia in ragione della sua This Is The Life, ne propone diverse, tra le quali è difficile stabilire la peggiore…); e fortunatamente, dal periferico New England, scendono le voci del miglior duo di Country Music ad oggi in circolazione (versante acustico e folk oriented), Porter&Sayles, i quali dopo la pubblicazione del loro omonimo album d’esordio nel 2016 (imperdibile…), qualche mese fa, hanno rilasciato per la vendita on-line, la loro riproposta di Dancing In The Dark.
Le voci di Christian Porter e Regina Sayles hanno una gamma espressiva tale da mantenere credibilità ed efficacia assoluta in qualsiasi ambito stilistico si trovino ad operare: il loro country-folk è una casa dalle mille finestre affacciate sul Dovunque lo spazio vada, sul Pop, sul Jazz, sul Bluegrass, sul Celtic. Cantano ricreando un letto di foglie autunnali, giornate che si accorciano e che sfumano nella nostalgia; chitarre acustiche e mandolino ad abbracciare come un caldo panneggio queste due voci che sono melodiosi accenni a Mnemosine e ai suoi lontani ricordi celati.(Steve Frapolli)