Curtis Salgado è una delle figure di maggior spicco nel panorama blues e soul contemporaneo, capace di fonderli con estrema efficacia e trascinante vigoria e, nonostante i gravi problemi di salute che ormai lo accompagnano da una quindicina di anni, in grado di proporre lavori discografici di ottimo livello. Originario dello Stato di Washington ma residente a Portland, Oregon, Curtis Salgado vanta una carriera che lo ha visto fare da frontman ai Nighthawks e ai Roomful Of Blues, far parte della band di Robert Cray e stringere una profonda amicizia con il compianto John Belushi, ispirandolo e spingendolo a formare i Blues Brothers. Il suo è un percorso discografico senza intoppi, ricco di ottima musica che lo ha portato negli ultimi anni ad approdare, quasi naturalmente, alla storica label ‘chicagoana’ Alligator Records, mostrando sempre estrema vitalità e una varietà di temi che ne hanno decretato rispetto e successo in grande quantità. Il suo album numero undici si intitola “Damage Control” e non fa che confermare uno stato di salute veramente incoraggiante, sia come performer che come autore. Blues, soul, inflessioni ‘neworleansiane’, gospel, cenni rock’n’roll sono gli ingredienti di una ricetta gustosissima che per tutta la durata delle tredici canzoni che formano questo suo nuovo viaggio sonoro coinvolge appieno l’ascoltatore, regalando emozioni e gioia. “The Longer That I Live”, aperto dal piano di Jim Pugh e dallo splendido organo di Mike Finnigan, è tra i momenti più significativi ed intimamente autobiografici del disco, interpretato con notevole convinzione e grinta, “You’re Going To Miss My Sorry Ass” è ancora caratterizzata da un magnifico pianismo, questa volta  con Kevin McKendree e da un andamento veramente contagioso, “Precious Time” è sinuosa e quasi ‘stonesiana’ nell’incedere, “Hail Mighty Caesar” ci porta per mano nel cuore di New Orleans con una bella sezione fiati e un gustoso ‘botta e risposta’ nel ritornello mentre “Truth Be Told” è zydeco nella sua forma più travolgente e colorata. Non mancano di sottolineare il talento di Mr. Salgado anche brani come “I Don’t Do That No More” che ci riporta a certe cose di Jerry Lee Lewis, la sincopata “Oh For The Cry Eye” a ricordare il grande Dr. John, la title-track “Damage Control” in cui c’è tutta la classe ed il suo ‘controllo’ e, unica cover, “Slow Down” di Larry Williams, già ripresa ai tempi dai Beatles. Un album questo in cui c’è nitidamente tutto il mondo di un musicista eccellente e appassionato. (Remo Ricaldone)