Charlie CinelliUna delle più piacevoli sorprese di questa prima parte del 2016 l’ha confezionata un musicista italiano, Charlie Cinelli, bresciano della Val Trompia, lunghe esperienze all’estero (in Inghilterra in particolare, dove ha vissuto per parecchi anni) e nel nostro Paese, una passione per rock, country, folk ma anche jazz e pop che qui si esplica in un disco di grande, grandissimo impatto. “Rio Mella”, prodotto con classe e sagacia da Andrea Parodi, instancabile promoter e a sua volta musicista, vanta la presenza di un vero ‘parterre de roi’ per quanto riguarda certa musica americana delle radici. Joel Guzman, fisarmonicista extraordinaire compagno di strada di Joe Ely, Andrew Hardin, talentuoso chitarrista alla corte di Tom Russell tra gli altri, la brava violinista Carrie Rodriguez, Augie Meyers e le sue tastiere che hanno caratterizzato il sound dei Texas Tornados, per dire, Bocephus King e Sarah Fox per citare gli stranieri. E poi lo straordinario polistrumentista Alessandro Valle a pedal steel, dobro e mandolino, le chitarre elettriche di Python Fecchio, il piano di Laura Fedele, i cori del già citato Andrea Parodi, tutti a contribuire con calore, passione, gusto, tecnica a rendere il disco un vero piccolo gioiellino. “Rio Mella” si apre con una strepitosa cover di “Gallo Del Cielo” di Tom Russell, epica saga del border, cantata in dialetto bresciano e, vi assicuro, il risultato è impeccabile. Altra cover godibilissima è “Pablo” di Francesco De Gregori, con le tastiere di Augie Meyers che danno un tocco ‘sixities’ tra tex-mex, rock e folk mentre la canzone che dà il titolo alla raccolta riporta il dialetto in primo piano in un momento accoratamente autobiografico e legato alle proprie radici territoriali. Notevole è poi “Tresenda 43”, composizione di Andrea Parodi che a me fa venire in mente il De Andrè più legato alle radici e una melodia da ricordare, così come la pianistica “Il Ponte”, brano originale ispirato alla poesia di Franco Molinari, commovente e intensa. Tutto il disco è pervaso da inflessioni roots, tra folk, country e tex-mex, con tutti i colori e i sapori che si ritrovano in alcune splendide produzioni americane. Lo spirito e l’ispirazione sono sempre presenti in ogni nota, in ogni afflato, sufficienti a creare un insieme brillante. “Primaera”, introdotta da una bella pedal steel, ha un inizio melodico che ricorda gli Eagles di “Peaceful Easy Feeling”, scorrevole e nitida, nuovamente cantata in dialetto. “Méza Cica” è più riflessiva, aperta da un’armonica e sostenuta dalla pedal steel, interpretata ancora in dialetto bresciano ma americana fino al midollo come ispirazione musicale, “Fatura” ha elementi rock ma anche quasi cajun nel break violinistico, “Via Della Scala”, firmata da Stefano Rosso, fluttua tra country music e influssi ‘mexican’. Ancora Messico nelle atmosfere di “Viento De Amor”, ancora tra la Val Trompia e il border, un altro momento divertentissimo e pieno di vita, mentre a chiudere questo lavoro ricco e diversificato c’è “Sweet Pony”, unico momento cantato in inglese, degna conclusione con la country music nel cuore e il dobro e il violino che segnano la melodia. Altro bel lavoro targato Appaloosa, laboriosa ed instancabile etichetta italiana che, come in molte occasioni allega testi e traduzioni, specialmente in questo caso, benvenute. (Remo Ricaldone)