Che una ventenne di Calgary, Alberta citi come sua più grande influenza vocale gli Stanley Brothers, storico duo che scrisse pagine fondamentali della musica bluegrass tra gli anni quaranta e cinquanta del secolo scorso, può apparire curioso, che debutti con un disco in cui le radici appalachiane sembrano far parte del suo dna è ancora più rimarchevole. “Just Like Leaving” è infatti una delle migliori dimostrazioni di come certi suoni risultino senza tempo e senza il bisogno di essere collegati ad un particolare luogo geografico, un po’ come è accaduto per Gillian Welch, altro sicuro riferimento per la cantante ed autrice canadese Bella White, che partendo da New York ha influenzato gran parte della musica acustica delle ultime due decadi. Disco questo tanto essenziale e stilisticamente rigoroso quanto intenso, credibile e certamente promettente per il prosieguo di una carriera che si prospetta di grande impatto. Inciso nel Vermont in compagnia di una ‘backup band’ giustamente ridotta all’osso con Julian Pinnelli al fiddle, Reed Stutz al mandolino e Alan Mackie al basso, l’album scorre attraverso canzoni originali che hanno il sapore ‘vintage’ dei tradizionali, impreziosite da una voce sempre ispirata ed intensa, convinta e convincente in tutte le sfumature, guidata dal suo inusitato amore per queste radici scelte proprio per il loro carico di malinconia, solitudine e sofferenza. Il più classico ‘high lonesome sound’ rivive quindi in questo disco che segue con grande rispetto la strada segnata dai migliori musicisti del genere e sorprende ‘solo’ per la personalità infusa in ogni nota. Nove canzoni che, legate da un sottile ma forte filo conduttore, meritano di far conoscere un personaggio veramente interessante. (Remo Ricaldone)