Tra le voci più espressive e passionali del panorama roots, Alice DiMicele arriva al suo diciassettesimo disco scegliendo di rileggere alcune delle canzoni e degli autori ai quali è più legata, complice il lungo periodo del lockdown che l’ha spinta a guardare indietro ai propri dischi formativi. Nata nel New Jersey ma da tempo residente in Oregon, Alice ha abbracciato un suono in cui folk, blues, soul e rock convivono con eleganza e incisività, maturando una scrittura adulta e forgiando una voce che oggi è estremamente modulata e calda, strumento principe di una discografia da tenere in considerazione. Il titolo emblematico di questo album prevede ulteriori capitoli di un progetto vissuto con grande intensità, aperto e chiuso da due classici di Neil Young che la nostra interpreta con il cuore: “Old Man” soprattutto ma anche “Harvest Moon” risplendono di luce propria grazie al sincero coinvolgimento di Miss DiMicele. Kate Wolf è stata una figura di riferimento pe generazioni di artisti che si sono avvicinati alla canzone d’autore grazie al grande talento della compianta cantautrice californiana e “Give Yourself To Love” è decisamente nelle corde di Alice che la fa sua con estrema naturalezza, così come interpreta con forte personalità “Square One” di Tom Petty e “The Hounds Of Winter” di Sting. Abbiamo accennato alla passione per il blues, il soul ed anche il jazz e qui Alice DiMicele sceglie “Death Don’t Have No Mercy” del Reverendo Gary Davis, “Throw It Away” di Abbey Lincoln e “Sugaree” dal repertorio dei Grateful Dead, buone versioni che a mio parere comunque non aggiungono ulteriore pathos agli originali, cosa che invece avviene con la gustosa versione di “Over My Head” firmata da Christine McVie con i suoi Fleetwood Mac. In definitiva un bel disco questo che scorre con scioltezza attraverso le molte influenze che hanno reso Alice DiMicele un personaggio assolutamente degno di nota nell’attuale panorama indipendente americano. (Remo Ricaldone)