In un pomeriggio del 2 agosto 1876, cinque giocatori erano concentrati al tavolo da poker d’un saloon di Deadwood, mentre un tale, mezzo ubriaco, prese ad accostarsi alle spalle d’uno di essi, tirò fuori un revolver calibro 45 e sparò. Gli occhi esterrefatti dei presenti fissarono il cranio sanguinante del morto e le sue carte sul tavolo da gioco: due assi e due otto di picche e fiori neri.
Questa storia inizia il 12 luglio del 1861 quando tre cadaveri portarono stupore e paura a Rock Creek Station, fino ad allora tranquillo snodo per diligenze e pony express sull’Oregon Trail, nell’attuale contea di Jefferson, Nebraska. Furono i primi uomini ad essere uccisi per mano di quella che sarebbe poi divenuta una vera leggenda del west, James Butler Hickok, meglio noto come Wild Bill Hickok.
Al momento dei fatti Hickok non era che un fattorino della compagnia di trasporti Russell, Waddell e Majors, spesso preso in giro dal locatore della stazione di Rock Creek, David C. McCanles, e insultato come effemminato ed ermafrodita. McCanles scoprì che il ragazzo non aveva certe tendenze nel peggiore dei modi: ebbe le prove di una tresca amorosa tra lui e sua moglie Sarah Shull. Si precipitò allora alla stazione e, rabbioso, intimò a Hickok di uscire in strada. I presenti pensavano che tutto si sarebbe risolto con un pestaggio, invece Hickok si rifiutò di uscire e quando McCanles gli si avvicinò, impugnò la sua pistola e gli sparò al petto. L’uomo barcollò fuori dall’edificio e morì tra le braccia di suo figlio che l’aveva accompagnato assieme a suo cugino James Woods e un altro dipendente, James Gordon. Questi due entrarono nella stazione per vendicarsi, ma Hickok sparò ferendoli. Furono gli uomini della stazione a finirli, Horace G. Wellman e W. “Doc” Brink. Con loro, Hickok fu accusato di omicidio e processato a Beatrice. Furono tutti assolti per legittima difesa e nel corso del processo emerse una versione più pudica della faccenda che voleva McCanles a capo di una gang dedita a furti di cavalli e omicidi. Non ci volle molto, poi, perché la stampa gonfiasse l’accaduto, attribuendo ad Hickok ben nove morti.
In realtà gli storici più accreditati gli attribuiscono un massimo di sette omicidi e una più vivace carriera di giocatore d’azzardo, suo vero vizio. E proprio a causa del gioco, nell’estate del 1865, reduce dalla guerra civile, litigò con un veterano confederato, Davis Tutt, a Springfield, nel Missouri, e lo ammazzò in un pubblico duello il 21 luglio 1865. Le cronache ci presentano l’immagine della classica sfida ritratta centinaia di volte nei film western. I due uomini erano a circa settanta metri l’uno dall’altro, quando Tutt, preoccupato di sparare prima dell’avversario, estrasse la pistola e mandò a vuoto il suo colpo. Fu allora che Hickok, con freddezza, lo ferì mortalmente al petto. Anche stavolta Wild Bill fu arrestato, processato e assolto dalle accuse.
Più tardi divenne pure sceriffo, ad Abilene, in Kansas, ma la carriera gli fu stroncata quando, forse a causa di una prostituta di nome Jessie Hazel, ebbe un alterco con Houston “Phil” Coe, giocatore d’azzardo e proprietario del saloon Bull’s Head. Qualche giorno dopo, infrangendo l’ordinanza cittadina che vietava di portare armi con sè, Coe sparò, probabilmente in aria per festeggiare o forse volle colpire un cane randagio. Hickok lo raggiunse e gli intimò di lasciare la città, ma il suo interlocutore gli sparò per due volte contro. Un proiettile gli finì tra i piedi, l’altro gli bucò il cappotto, senza ferirlo. Hickok allora fece fuoco. Colpì Phil allo stomaco con due pallottole e poi sparò a un altro uomo che correva verso di lui, con la pistola in mano, accorgendosi troppo tardi che si trattava del vicesceriffo Mike Williams, suo amico.
All’insaputa di quanti gli stavano attorno, la vista di Wild Bill si stava deteriorando a causa d’una malattia e quindi non aveva potuto identificare in tempo il suo bersaglio. La tragica morte colpì profondamente il pistolero e si dice che da allora non abbia più ucciso nessuno. Lavorò per il Wild West Show di Buffalo Bill, come guida per i cacciatori e poi si diresse alla città mineraria di Deadwood per cercare la fortuna col gioco d’azzardo.
La morte lo raggiunse lì, inaspettata, mentre giocava a poker nel Saloon n. 10 di Nuttal & Mann. Di solito il si sedeva con le spalle al muro per tenere l’ambiente sotto controllo, ma quella volta tralasciò tale precauzione. La leggerezza gli fu fatale perché John “Naso Rotto Jack” McCall, uno che il giorno prima aveva giocato e perso contro di lui ed era stato pure graziato dal dover pagare, ancora risentito e carico di rancore per lo smacco, tirò fuori la pistola e premette il grilletto, sparando al capo di Wild Bill a distanza ravvicinata, senza lasciargli scampo.
Era morto. Wild Bill era morto. Così, a bruciapelo, tra gente incredula e sbigottita, colpito alle spalle da uno sconosciuto, con in mano non la colt navy che l’aveva reso una leggenda, ma delle carte, una coppia di otto e una di assi, di fiori e picche.
L’assassino disse che stava vendicando la morte di suo fratello, ucciso in Kansas. Mentiva, era evidente che non aveva digerito la bruciante sconfitta patita a poker, ma riuscì a farsi scagionare in un primo processo. In seguito fu di nuovo processato e condannato per omicidio. Finì impiccato a Yankton nel 1877, in quella che fu la prima esecuzione legale nel territorio del Dakota. (Angelo D’Ambra)