Wes McGheeTra gli innumerevoli musicisti che hanno ‘trovato casa’ ad Austin, Texas e ne hanno condiviso amori e passioni, Wes McGhee è senza dubbio uno dei più sinceri ed autentici. Inglese del Leicestershire, Wes è sempre stato attratto dai suoni americani ma ‘solo’ dal 1978, anno del suo primo viaggio negli States e nella capitale texana in particolare, è entrato in quel mondo fatto di infiniti club, notti calde ed appassionate sulle note della musica country, del tex-mex, del rock’n’roll più genuino. Da quei giorni epici Wes McGhee ha diviso la propria vita tra l’Inghilterra e il Texas, stringendo forti legami con la scena del Lone Star State e facendo amicizia con gente del calibro di Butch Hancock, Jimmie Dale Gilmore, Alvin Crow e molti altri, facendosi apprezzare e ricevendo numerosi attestati di riconoscenza, cosa rara per un non americano. La sua carriera è decisamente ricca discograficamente parlando, sia per le sue produzioni soliste sia per l’aiuto dato, dietro alla consolle, a Ponty Bone, Terry Clarke e Freddy Krc, sia come richiesto chitarrista in innumerevoli session per Kimmie Rhodes, Richard Dobson, Billy Swan e Heather Myles tra gli altri. Ora questo “Bead Mountain, Bad Roads & Borders” si può considerare la summa della sua vita musicale, tanto più importante per aver spezzato un silenzio di parecchi anni e per aver riportato l’attenzione verso un nome di rilievo della scena di Austin. Tre dischi, un ampio repertorio, un perfetto compendio di country music e rock insaporiti da ‘spezie messicane’, con la continua ispirazione di personaggi come Doug Sahm, Flatlanders o i Texas Tornados. Titoli come “Texas Fever”, “Tejano Moon”, “Monterrey”, “Border Guitars”, “Neon And Dust”, “(They Used To Say) Train Time” (quest’ultima una delle più belle ed intense del songbook di Wes McGhee) non fanno fatica a portarci sul confine tra Texas e Messico, evocative e romanticamente intense. Il terzo cd poi è un ‘bonus’, uno sguardo sulle cose meno note della sua produzione, su brani che per vari motivi non hanno trovato spazio precedentemente ma che risultano convincenti e godibili, dal pimpante “Too High To Sing The Blues” tra Commander Cody e gli Asleep At The Wheel alla sofferta country ballad “Bury Me (Under The Honky Tonk Floor)” passando per “Funny Where The Time Goes”, “1000 Ways To Be Bad” e “Endless Road”, ulteriori tre esempi di notevole american music.(Remo Ricaldone)