Wayne Brereton è un cantautore le cui radici affondano inevitabilmente nella tradizione della nativa Irlanda, pescando però anche dalla vicina Scozia, dal folk esportato in Australia e con un pizzico di inflessioni vicine a certa country music. Dotato di ottime doti vocali ed interpretative, formatosi artisticamente seguendo due suoi miti musicali come Christy Moore e Shane MacGowan, Wayne ha completato questo suo album intitolato “The Robin’s Call” con grande difficoltà, tra gravi problemi di salute e la pandemia che lo ha stoppato proprio mentre stava faticosamente riprendendo il filo del discorso. Il risultato è comunque estremamente intenso e intrigante e pur nella sua brevità ci sono tutte le condizioni per apprezzarlo per il suo insieme di tradizionali ed originali, grazie anche alla collaborazione di una manciata di musicisti (per lo più sconosciuti alle nostre latitudini) ispirati come la fiddler Trisha Mulraney, Bernadette Moran ai whistles e John Tobin al tipico tamburo della tradizione irlandese, il bodhran, e al bouzouki, con la bravissima Eva Coyle al piano e alla voce nella poetica “The Mountains Of Pomeroy”. Disco come detto abbastanza breve ma che si avvale di alcuni gioielli come “The Diamantina Drover”, ballata molto famosa in Australia e ripresa da parecchi musicisti ‘down under’, “Keg Of Brandy” e “Shepherd Lad” che affondano splendidamente nel grande patrimonio della terra d’Irlanda, “When First Unto This Country” suggestiva ‘emigrant song’ intepretata da artisti di entrambi i lati dell’oceano, “’S Cuma Grian No Sion” che rimarca le radici gaeliche di Wayne Brereton e la conclusiva e godibile “Come Rain Or Come Shine”. Nonostante i mille ostacoli che si sono frapposti nel percorso verso il compimento di questo progetto, Wayne Brereton ha saputo tenere la barra dritta confezionando un disco decisamente affascinante e stuzzicante.(Remo Ricaldone)