Lungo tutti gli Anni Sessanta la stragrande maggioranza dei dischi di Nashville fu registrata nel celebre “Studio B” della RCA, sotto l’egida di Chet Atkins. Qui incisero Elvis Presley, Eddy Arnold e gli Everly Brothers, Dolly Parton, Jim Reeves. In ossequio alle convenzioni dell’industria musicale in quegli giorni, agli artisti non era concessa grande autonomia. Erano esautorati da ogni scelta, spogliati da ogni decisione. Non era loro permesso registrare con le proprie band perchè i musicisti venivano reclutati dai produttori e, addirittura, non riuscivano nemmeno a scegliere liberamente le canzoni che avrebbero registrato perché i produttori l’avrebbero fatto per loro. Così la musica stava diventando stagnante, limitata, spenta. Le cose cambiarono nel 1974, col Glaser Brothers Sound, lo studio di registrazione di Tompall Glaser.

Tompall aveva alle spalle una importante carriera accanto ai suoi due fratelli Chuck e Jim, i più giovani di sei figli di una coppia di allevatori di bestiame e coltivatori di mais di Spalding, nel Nebraska. I Tompall & The Glaser Brothers aveva pubblicato dieci album e piazzato nove singoli nella classifica Billboard Hot Country Singles. Le loro voci accompagnarono Marty Robbins nel suo album “Gunfighter Ballads and Trail Songs” del 1959 e Johnny Cash in “The Sound of Johnny Cash” del 1962 e in “Ring of Fire” dell’anno dopo. Tuttavia la vera notorietà Tompall la conseguì quando creò l’Hillbilly Central. In esso investì i guadagni dei suoi successi. Il suo sogno era quello di dare vita ad uno studio di registrazione fuori dalle logiche di mercato, in cui ciò che contava non fossero tempi e budget, ma la valorizzazione del processo creativo. Ciò che contava più di tutto era farlo lì, a Nashville, sfidare il potere delle major nella loro stessa città, a due isolati dalla Music Row.

Fu così che, in un appartamento al secondo piano di 19th Avenue South, sorse un piccolo studio di registrazione che rimise in discussione, con forza, tutto ciò che l’industria della musica aveva sin lì creato. Il Glaser Brothers Sound fu appellato in pochi giorni Hilbilly Central da una critica spaventata e diffidente verso propositi che ambivano ad accantonare il sound raffinato, purificato ed edulcorato di Atkins, Owen Bradley e Bob Ferguson, recuperando tradizione, sudore e gusto honky tonk. Era un luogo di libertà, mentre negli studi di Atkins era inammissibile bere, fumare erba, far baldoria.

Il cambiamento era nell’aria da tempo. Un momento di imbarazzo forte ci fu, nel 1970, quando la canzone “Sunday Morning Coming Down” vinse il premio CMA Song of the Year e il suo autore, Kris Kristofferson, si presentò alla presentazione in jeans e con i capelli lunghi. Bastava questo per creare sconcerto nell’ambiente conservatore di Nashville.

L’Hillbilly Central divenne il centro propulsore del movimento degli outlaw, la casa di Waylon Jennings, Billy Joe Shaver, Kris Kristofferson, Jimmy Buffet, Kinky Friedman, John Hartford, Shel Silverstein, Mickey Newbury, di gente dall’atteggiamento irrequieto e anticonformista, dai modi anti-establishment, di artisti che volevano avere il pieno controllo sulla propria musica. Qui nacquero perle come “Aereo-Plain” di Hartford, “Dreaming My Dreams” di Jennings e “Sold American” di Friedman.

L’iniziativa di Tompall rese possibile ai musicisti di superare le frustrazioni dovute al controllo cui erano sottoposti dalla RCA, evitando di dover ricorrere all’utilizzo di studi di proprietà dell’etichetta, nonché musicisti e canzoni selezionati dai produttori. Lo studio comprendeva una casa editrice, una società di produzione, un’agenzia di talenti e servizi di progettazione per le copertine degli album. Chuck si occupò della casa editrice, Jim invece seguì una carriera individuale sino alla vittoria dell’ACM Award nel 1984 come miglior cantante. Senza dimenticare il disc jockey “Captain Midnight”, ispirazione per le radio libere degli anni settanta in USA e Australia, l’ingegnere del suono Kyle Lehning e cantautori dannati come Billy Joe Shaver e Shel Silverstein, una delle figure chiave dell’Hillbilly Central fu sicuramente Hazel Smith, segretaria e pubblicista, la vera protagonista del marketing di Jennings e degli altri, la persona che per prima usò il termine outlaw.

Tra Tompall e Jennings si stabilì un’incredibile amicizia. I due sembravano identici, li contraddistingueva il pensiero e l’amore per l’alcol, la droga, le feste e i flipper, a cui a volte giocavano in maratone di ventiquattro ore. Eppure Tompall Glaser però non vide mai davvero realizzato il suo sogno. L’esperienza dell’Hillbilly Central durò un battito di ciglia. In seguito ad un litigio mai chiarito, i due amici si separarono, lo studio chiuse i battenti e i due non si parlarono mai più.

Nel frattempo però avevano ottenuto il più grande successo con l’uscita di “Wanted! The Outlaws” per la nemica RCA. Quello fu il primo album country a diventare disco di platino. Tompall seguì la sua strada con due album dal discreto successo, “T for Texas” e “It’ll Be Her”, riprese a suonare coi fratelli, agguantando, nel 1981, il secondo posto nelle classifiche con “Loving Her Was Easier” di Kris Kristofferson. ( Angelo D’Ambra)