Nato 64 anni fa a San Jose, California, Tommy Castro è un veterano del blues della Bay Area con una grandissima esperienza sui palchi di mezza America e con una discografia che dagli anni novanta in avanti lo ha posto come uno dei più incendiari entertainer in circolazione. Cresciuto con blues, soul e rock’n’roll nel cuore, ha concentrato questi suoni in un set vibrante e dinamico che è possibile apprezzare in questo suo “Killin’ It Live” pubblicato dalla storica Alligator Records di Bruce Iglauer ed inciso in compagnia degli ormai inseparabili Painkillers, cioè Randy McDonald al basso, Bowen Brown alla batteria e Mike Emerson, pianista extraordinaire. Dieci momenti da incorniciare per travolgente ritmo, profonda passione e classe strumentale colti qua e la tra New York State, California, Michigan e Texas in un alternanza di sonorità calde e palpitanti. Bastano le prime note di “Make It Back To Memphis” con il saltellante pianismo di Mike Emerson per accendere l’ascoltatore e portarlo direttamente in qualche juke joint del profondo sud, mentre la seguente “Can’t Keep A Good Man Down” è più canonica ma proposta con estremo coinvolgimento. Due sono le covers, “Leaving Trunk” di Sleepy John Estes interpretata con calore e grande trasporto e una azzeccata “Them Changes” di Buddy Miles, classico riproposto più volte da musicisti rock e blues in passato. Il resto è tutta ‘farina del sacco’ di Tommy Castro con “Lose Lose”, slow blues da cui emerge l’ottima tecnica chitarristica del leader, la potente “Calling San Francisco”, una “Shakin’ The Hard Times Loose” in bilico tra rock’n’roll e blues, “Anytime Soon” magnifico numero soul e “Two Hearts” che fanno battere cuori e piedi in un album che, pur composto da momenti provenienti da concerti diversi, mantiene la coesione di un’esibizione unica. Caldamente consigliato. (Remo Ricaldone)