“The Marfa Tapes” è il frutto della collaborazione tra Miranda Lambert, Jack Ingram e Jon Randall. La RCA Nashville sorprende con una produzione decisamente spontanea, nessun approccio ovattato, nessun addomesticamento, zero riverniciature, zero ricerca di riscontri commerciali. Due microfoni e due chitarre acustiche. Tutto qui. Si sa che siamo a Marfa, in Texas. Sembra più un concerto che una registrazione in studio, l’audio è pieno di rumori, voci, risate. Forse è acceso un fuoco, ci sono degli amici che suonano, cowboy al bivacco o dei diciottoruote fermi per la notte. Le canzoni sono state scritte dai tre negli ultimi sette anni e suonano nel vento. Melodie semplici ma seducenti e ben costruite. C’è “Tin Man”, song dell’anno ACM nel 2016, e c’è “Tequila Does”, estratta da “Wildcard”, poi ci sono tanti inediti, “Am I Right or Amarillo”, “Waxahachie”, “Anchor”, “Homegrown Tomatoes”, “Geraldene”. Calda, gorgeggiante, tenera, la voce della Lambert appare più vera, con le sue gradazioni tra l’essenziale e la ruggine, ha abbandonato ogni effetto vocale puntando tutto sul sentimento, un cambiamento stilistico che fa centro e dà il giusto calibro ad un sound agrodolce. A vent’anni dall’uscita del suo primo album, con un divorzio che ha destato clamore ed un nuovo amore, milioni di dischi venduti e decine di riconoscimenti, Miranda Lambert realizza forse il suo album più ispirato e mostra tutta la struggente bellezza della sua voce. ( Angelo D’Ambra)