Tre anni sono occorsi a Tawny Ellis per dare seguito all’ep intitolato “Ghosts Of The Low Country” in cui affondava le proprie radici nel suono sudista. Il risultato è nelle dieci canzoni che compongono questo “Love Life” in un susseguirsi di racconti autobiografici e di esperienze vissute in un album, il settimo, che la pone con tutta la sua forza espressiva, come una voce di rilievo della scena musicale americana. La cantante di Savannah, Georgia si era già distinta per ottime doti vocali, qui esaltate da una produzione pregevole da parte di Jesse Siebenberg, steel guitar con i Promise Of The Real di Lukas Nelson, di Ted Russell Kamp, già bassista con Shooter Jennings e autore di una interessante carriera solista e di Gio Loria, marito di Tawny Ellis che hanno confezionato l’abito migliore da affidarle. Un suono quello di “Love Life” elettro-acustico, mai ridondante ma al contrario con il giusto equilibrio di chitarre e tastiere, di steel guitar e sezione ritmica. Il resto, giustamente, lo fanno le canzoni, tutte originali e composte spesso con i produttori, tranne una gustosa cover, vera ciliegina sulla torta a concludere il disco, celebrando con intelligenza uno dei classici dei primi Steely Dan con l’ottima cover di “Dirty Work”. Da ricordare per bellezza e ‘peso specifico’ “Powers That Be” scritta durante i devastanti incendi in California nel 2018, con la presenza del violino di Scarlet Rivera (splendida accompagnatrice nel classico dylaniano “Desire” e recentemente in tour con Eric Andersen), “Spark Of Love” in cui affrontano le sfide che si devono sostenere con il passare degli anni, l’intimismo e la commozione infusi nella pianistica “Daddy”, le intense “Love Lofe”, “Moonshine”, “No More” e “Deep End Of Love”, tutte intrise di grande lirismo e di uno ‘storytelling’ di classe da cui emerge il bagaglio artistico tra country music e un cantautorato che nelle mani di Tawny Ellis assume notevole significato. (Remo Ricaldone)