Dietro al nome Surrender Hill si ‘cela’ una coppia che da una quindicina di anni e quattro album fonde con gusto e talento country music, rock e folk. Robin Salmon è colui che vanta una più ampia esperienza artistica, nata sin da quando nel nativo Sudafrica si appassionava di punk e di rock’n’roll. Trasferitosi in Texas si è ben presto avvicinato alla country music del Lone Star State e ha saputo crearsi un suono girando in lungo ed in largo gli States. E’ proprio durante uno dei suoi pellegrinaggi musicali, in Arizona, che ha incontrato Afton Seekers che ben presto è diventata compagna nella vita e nella carriera discografica. “A Whole Lot Of Freedom” è un gradevolissimo prodotto artigianale, scritto, prodotto e registrato dallo stesso Robin Salmon dove vengono interpretate tutte le inflessioni che fanno dei Surrender Hill una bella realtà della scena indipendente roots. Un disco molto ricco (ben 18 canzoni per oltre 76 minuti) che in gran parte risulta vicino ad una country music contemporanea ma che, per temi e per spirito genuino, non dimentica le origini e certi suoni classici. Bastano poche note e le prime parole di “A Whole Lot Of Freedom”, la title-track, per capire quali siano le intenzioni dei Surrender Hill (“Got a little country in my soul, a little bit of rock’n’roll…”) in un godibile country-rock che introduce un lavoro forse leggermente troppo lungo ma che riserva molti momenti di valore. Già “Turn This Train Around” presenta uno dei momenti migliori con una melodia eccellente e un’interpretazione matura e profonda, poi ci sono le canzoni in cui è protagonista la voce splendida di Afton, da “Winter’s End” a “Broken Down Car” fino a “Spend On Love” mentre tra quelle (la maggioranza, ma senza nulla togliere alla bella voce di Robin mi sarebbe piaciuto qualche canzone in più di Afton) cantate da Robin Salmon segnalerei la country ballad “Lucky Star” con il fiddle di Wyatt Espalin, il duetto di “Waiting On A Dream” con una bella ed evocativa armonica, la delicata (nonostante il titolo) “Badge Of A Punk Rock Band” e la lunga “The Ballad Of Rebel Wingfield”. In definitiva con un paio di ‘sforbiciatine’ un album interessante per un duo dalle buone potenzialità. (Remo Ricaldone)