I Nefesh Mountain, duo composto da Eric Lindberg e Doni Zasloff, marito e moglie, mescolano la cultura ebraica all’eredità musicale della gente che si stabilì nelle regioni montuose degli Stati Uniti. Sono sicuramente una delle realtà più interessanti del moderno bluegrass. Il loro nome è tutto dire. “Nefesh” è una parola ebraica traducibile approssimativamente come “anima” e la loro musica sembra davvero portarci nei sentieri oscuri e mozzafiato di una frondosa montagna dell’anima. Nel suono spettacolare dei loro primi album, “Nefesh Mountain” (2016) e “Beneath The Open Sky” (2018), troviamo la bellezza degli Appalachi, il bagaglio secolare delle culture irlandesi e scozzesi, la robusta fede ebraica, il timbro intenso della old time music. Questo terzo disco, “Songs for the Sparrows”, uscito a giugno 2021 per la Eden Sky Records, è commovente e raffinato. La presenza di musicisti come Jerry Douglas (dobro), Sam Bush (mandolino), Bryan Sutton (chitarra), John Doyle (chitarra/bouzouki), Mike McGoldrick (flauti), Jeff Taylor (fisarmonica, pianoforte, dulceola), Wes Corbett (banjo) e John Mock (bodhran), non fa altro che valorizzarlo, disegnando immagini di foreste, fiumi, tenerezza e libertà. I suoi quattordici brani rinnovano l’originale fusione di stili. Sono il risultato di un viaggio del 2018 in Polonia e Ucraina, nei luoghi dell’Olocausto, e delle emozioni vissute nei giorni della strage nella sinagoga Tree of Life di Pittsburgh. Canzoni di speranza, di preghiera, di memoria e fiducia come “Piece of the Sun (For Anne Frank)”, “Evermore (Hashkiveinu)” e “Tree Of Life”, melodie malinconiche, meditative, solitarie. Meravigliose la riproposizione di “I’ve Endured” di Ola Belle Reed e la strumentale “David And Goliath”. Queste sonorità così naturali, la voce dolce e accattivante di Doni Zasloff e l’evocativo banjo di Eric Lindberg regalano momenti introspettivi, vivaci vortici di violini e mandolini ed emozioni che, ascolto dopo ascolto, non smettono di rinnovarsi. ( Angelo D’Ambra)