socialsoldAvere in Italia i ‘Social Distortion’ è un evento di notevole rilievo musicale. L’appuntamento, infatti, non è sfuggito agli appassionati che hanno riempito la sala del Live Club all’inverosimile. La serata, fin da subito, ha manifestato le proprie potenzialità: il concerto di apertura di Jonny Two Bags (al secolo Jonny Wickersahm) è stato, a dir poco, favoloso: solo quello avrebbe giustificato il prezzo del biglietto! Con una line up semplicissima, costituita da una ritmica e da una elettrica, e con l’accompagnamento di una poco invadente tastiera, Jonny è riuscito a proporre un suono pieno, con una tessitura fitta e robusta, sopra al quale ha incollato una voce che, dal vivo, risulta sicura e precisa; sembra quasi incredibile che un chitarrista, nato e cresciuto su sonorità genuinamente punk, riesca a trovarsi così a proprio agio con ritmi folk, sia in studio, sia dal vivo. D’altronde il suo album ‘Salvation Town’ è uno dei più innovativi prodotti del panorama americano del 2014, a dimostrazione di come la California sia ancora, almeno in parte, terra di felici sperimentazioni. Dopo Jonny è stata la volta di ‘Jessica Hernandez & The Deltas’. Jessica, che anche in occasione della performance milanese non ha tradito la propria immagine di ragazzina ribelle e anticonformista, ha dato prova di possedere una voce cristallina, sostenuta e potentissima, forse persino troppo pulita e priva di sofferenza; mai stanca e sempre in movimento sul palco, con le calze strappate ed una cortissima gonnellina (che ha certamente regalato ulteriori notevoli emozioni ai fortunati, posizionati appena sotto il palco), ha ben interpretato quello swing – punk, assolutamente non facile da gestire e da rendere godibile ad un ascolto in presa diretta. Ferma restando la qualità dell’esecuzione, non solo della voce, ma pure della band, rimane solo qualche dubbio circa l’eccessiva inclinazione al ballo ed alla spinta gestualità di Jessica che, più che un naturale trasporto fisico, potrebbe apparire come un artato espediente coreografico (voluto e premeditato) per rendere più intrigante l’effetto complessivo della prestazione. Ed, infine, alle 22,30, puntuale come da programma, è apparso sul palco il grande Mike Ness: una leggenda vivente della musica californiana.
Social_Distortion_-_Hard_Times_and_Nursery_Rhymes_coverDall’alto dei suoi 53 anni, con una voce forse un po’ diminuita rispetto a qualche tempo fa, dopo 35 anni dalla fondazione dei Social, Mike, sul palco, si muove come un dio, e, senza bisogno di espedienti scenici, quando appoggia la mano destra sulle corde della sua eterna Mr. Horsepower, è ancora in grado di scatenare l’infinita passione del suo pubblico. Con la chitarra di Jonny Two Bags alla propria sinistra ed il basso del bravissimo Brent Harding alla propria destra, il fronte del palco scatena dei suoni sempre adeguati ai brani eseguiti: esplosivi e distorti o composti e dolci, in relazione all’emotività del ritmo eseguito in quel momento. Tra i classici, ‘Ball & Chain’, sul confine tra rock, punk e country, rimane un pezzo che, anche dal vivo, regala grandi emozioni e resta uno dei marchi di fabbrica dei Social e della virata che, negli anni novanta, ha condotto Ness, da un punk duro e puro, verso una musica stilisticamente più autonoma e tipicizzata. ‘Gimme the Sweet and Lowdown’, una delle ultime fatiche, eseguita con grande sincrono dalla batteria del corpulento David Hidalgo Jr, sa trasportare il pubblico in una sinfonia rock cantata con passione alternativamente violenta e dolce. Che dire, infine di ‘Ring of Fire’? Quella dei Social, rimane, ad oggi, la più originale cover di sempre: ne sarebbero certamente fieri anche June e Johnny Cash! Parlando dello spirito della musica dei ‘Social Distortion’, e commentandone proprio il recente concerto milanese, credo abbia centrato il punto un amico, postando su fb un pensiero che vale più di cento riflessioni: comunque e dovunque la si ascolta il pensiero che stimola è sempre quello: “Io sono così, andate tutti a farvi fottere!!”. Mike, ti aspettiamo ancora in Italia: con quel dolore e quell’amore che ti sei tatuato sulle dita delle mani, e che, ogni volta, fai urlare alla tua chitarra!!! (JLLB)