‘Kintsugi’ è il termine che definisce l’arte, tipicamente giapponese, del ricostruire oggetti rotti riassemblandoli con fibre d’oro tra un pezzo e l’altro per sottolineare quanto sia preziosa l’opera di ricostruzione delle cose spezzate. Metafora che il cantautore inglese Jim Jones, in arte Small Town Jones, ha scelto per presentare una raccolta di brani in cui i frammenti della vita di ognuno, tristezza, gioia, speranza e struggimento vengono ‘riparati’ grazie a melodie sospese tra neo-folk, country e pop in un insieme particolarmente piacevole e intrigante. Il musicista nativo del Devon, nell’Inghilterra sudoccidentale, torna ad incidere dopo ben sei anni dal precedente lavoro consegnandoci emozioni intime e sognanti, facendosi accompagnare da Michael Reed, amico di lunga data, polistrumentista e produttore che spesso pone l’accento sull’aspetto poetico di queste canzoni, avvicinandosi a certo alternative country di band come i Delines di Willy Vlautin (già frontman dei Richmond Fontaine) o i Wilco nelle loro impersonificazioni più oniriche. Alternando tonalità vocali in cui ogni tanto emerge un gradevole falsetto come nell’iniziale “Better Days” dove si segnala un fine lavorio di banjo del produttore Michael Reed, Small Town Jones mostra doti compositive di buon livello e un approccio idealmente vicino alla musica americana. Le atmosfere sono significative già dai titoli scelti, con “Evening Glow” e “The Mist & The Light” che definiscono i colori pastello con cui sono disegnate e il messaggio universale di condivisione e pace insito in “We Are All Each Other”, “Mr. Kintsugi”, “The Path” e “We Alive”. Una proposta quella di Small Town Jones onesta e sincera, semplice ma al tempo stesso profonda, che forse ha bisogno di un ascolto attento e concentrato ma che può entrare con facilità nei cuori sensibili alla canzone d’autore.

Remo Ricaldone