Esordì in “Mezzogiorno di Fuoco” ed ebbe ruoli in “L’uomo che uccise Liberty Valance”, “Sfida all’O.K. Corral” e “Bravados”, ma il successo lo ottenne con gli spaghetti western. Parliamo di Lee Van Cleef, il volto del colonnello Douglas Mortimer, di Sentenza, di Sabata e poi di Frank Talby e di Jonathan Corbett.

Nel 1971, lavorò col regista Alexander Singer alla pellicola anglo-spagnola “Capitan Apache”, un western un tantino giallo e un tantino umoristico, in cui vestì i panni di un ufficiale d’origini apache che sventava un attentato al presidente Ulysses S. Grant. Oltre alla parrucca grigia che gli fecero indossare, ai baffi che gli fecero tagliare ed al perizoma tarzaniano con cui vollero ritrarlo, elemento curioso del film, assolutamente inatteso, fu il fatto che Van Cleef stesso cantò interamente la colonna sonora.

Le tracks registrate, “Captain Apache” e “April Morning”, piuttosto parlate, erano entrambe di Dolores Claman, con arrangiamenti di José Nieto e parole di Richard Morris.

Che l’americano non fosse né Dean Martin né Lee Marvin era risaputo ed apparve chiaro, ma i suoi limiti vocali furono ben nascosti dal lavoro dei produttori musicali.

La moglie di Lee era stata una cantante d’opera, lo incoraggiò e l’aiutò molto. In suo soccorso, sul set fu pure assunto un chitarrista inglese che lo affiancò nelle prove e lo perseguitò nelle pause. In una intervista Dolores Claman ricordò, però, che il vero problema dell’attore non era l’intonazione, ma l’incapacità di tenere il tempo, la completa mancanza di ritmo. Bisognò filtrare e pulire l’audio, tagliare il nastro, riposizionare i diversi elementi delle tracce vocali e aumentare effetti come il riverbero. I pezzi, pienamente “spaghetti” e, con qualcosa di psichedelico, tipicamente seventies, tutto sommato ottennero l’effetto sperato. Lo spettatore italiano, che non conobbe la vera voce di Lee, la trovò dolce e grave e, sebbene il film non si ritagliò un posto tra i western indimenticabili, l’esercito di cultori dello spaghetti, che curiosano tra particolarità e stranezze, ebbe immediatamente la sua chicca. ( Angelo D’Ambra)