61Y+KhimndL._SS280Ad aprire questo terzo numero di Planet Rock un tributo ad un musicista forse poco noto ai più ma decisamente fondamentale per la storia della nostra musica, Blind Willie Johnson. Al pari di Robert Johnson, Blind Willie McTell e molti altri, ha contribuito a tracciare le basi per buona parte della musica rock che si è suonata negli ultimi sessantanni e i nomi coinvolti in questo “God Don’t Never Change” stanno a confermare quanto Blind Willie Johnson abbia rappresentato. Tom Waits, Rickie Lee Jones, i Cowboy Junkies, Lucinda Williams, Sinead O’Connor, Derek Trucks e Susan Tedeschi, i Blind Boys Of Alabama e Luther Dickinson riprendono alcune delle sue canzoni più note, da “The Soul Of A Man” a “It’s Nobody’s Fault But Mine”, da “John The Revelator” a “Keep Your Lamp Trimmed And Burning”, tributando un giusto omaggio ad un nome da conoscere per approfondire le basi blues e gospel del rock.
MI0004017516Disco di grande impatto emotivo. Proseguendo su un falsariga blues, anche se ‘mediato’ da forti dosi soul, rock e pop, da segnalare il ritorno all’incisione per Bonnie Raitt, grandissima chitarrista slide e protagonista di molte stagioni musicali tra cover d’autore (sua è una delle più emozionanti versioni della bellissima “Angel From Montgomery” di John Prine) e una passione incontenibile per la musica ‘nera’. “Dig In Deep” è tra le prove più positive di Bonnie Raitt, vibrante, vitale e appassionata, tra originali e brani altrui, tra i quali spiccano una eccellente “Shakin’ Shakin’ Shakes” dei Los Lobos. Il rock’n’roll più autentico e sincero è certamente nelle corde di un musicista culto come Willie Nile, musicista di New York troppo spesso sottovalutato ma dalla discografia spesso sopra la media. “World War Willie” ce lo riconsegna più trascinante che mai in un album tutto grinta e sudore, con un tributo più che mai commosso al grande Lou Reed in una notevole “Sweet Jane”.
61OXsTM-AkL._SS280Disco tutto da godere al di là di questo gioiellino, con tante belle storie rock’n’roll, magari non rivoluzionarie ma sempre vere e passionali. Dal New Jersey arriva invece Brian Fallon, leader di una delle più belle realtà del rock americano, i Gaslight Anthem, fedeli adepti di quel ‘blue collar rock’ che ha in Bruce Springsteen e Bob Seger, due tra i nomi più significativi. Esaurita (per il momento?) l’esperienza con la sua band originaria e dopo l’esperimento non sempre riuscito con gli Horrible Crowes, Brian Fallon centra l’obiettivo con questo suo primo disco solista intitolato “Painkillers”. Fresco, brillante e ispirato, il disco scorre benissimo confermando il ritrovato spirito di Brian Fallon e uno stato di forma che fa ben sperare nel futuro.
61OtG1eNblL._SS280. Più roots ed acustici, anche se con uno spirito originale e propositivo, i Lumineers bissano a distanza di quattro anni dal loro pluridecorato esordio, quel successo internazionale. Non era facile approcciare un debutto così fortunato ma con “Cleopatra” il trio con base in Colorado conferma quanto di buono scritto su di loro e, grazie alla produzione saggia e ‘asciutta’ di Simone Felice (già con i Felice Brothers), danno vita ad una serie di ottime canzoni, solide e positive, costruite con gusto e sapienza. (Remo Ricaldone )