Più volte in passato mi è capitato, attraverso le pagine virtuali di planet, di esprimere il mio parere sulla gestione dei grandi eventi dedicati alla musica country organizzati qui in Italia. Un mondo, quello dei grandi eventi Italioti, che riflette troppo spesso una carenza di professionalità e di talento, ostaggio di se stesso e generalmente in mano a persone che hanno interessi solamente legati alle “scuole” di ballo oppure che tengono comportamenti così insensati e squalificanti da compromettere definitivamente la già esigua credibilità di cui godiamo a livello internazionale. Sarebbe tuttavia estremamente falso ed ingiusto fare di ogni erba un fascio, perché, per fortuna, rimane ancora qualche evento gestito, almeno secondo il mio parere, in maniera corretta e lungimirante. Il Voghera Country Festival, per esempio, è sicuramente uno di questi. Dal punto di vista della scelta del palinsesto rimane fondamentalmente un appuntamento per linedancers i cui ritmi sono scanditi dai dj sets, dagli stages e dalle gare, ma al suo interno riesce lo stesso a ritagliarsi un corposo spazio dedicato alla musica live dandole la giusta importanza e senza relegarla al misero ruolo di “necessario ronzio di sottofondo”.
Da parecchi anni infatti il festival ospita cantanti Americani di buon livello (oltre ad un nutrito gruppo di artisti locali) e Phil Vassar, il protagonista dell’edizione 2016, è stato sicuramente all’altezza della situazione. Nato a Lynchburg VA nel 1964, Vassar ottiene successo prima come songwriter avendo scritto o co-scritto brani per personaggi come Tim McGraw, Joe Dee Messina, Alan Jackson e Collin Raye e poi come cantante. Nel 1999 incide infatti “Phil Vassar” e raggiunge la cima di Billboard. Da allora ha pubblicato American Child (2002), Shaken Not Strider (2004), Prayer Of A Common Man (2008), Traveling Circus (2009) Noel (2011), Live ( sempre nel 2011) più un paio di greatest hits ottenendo numerosi riconoscimenti sia in fatto di premi che di vendite. “Scrivo le mie canzoni pensando a me” ci spiega in conferenza stampa- “ma ovviamente sono molto fiero se vengono interpretate da grandi artisti e amo il pubblico Europeo perché “ascolta” la musica molto più di quello Americano”. Quando poi qualcuno gli chiede se è vero che la country music fosse morta o si fosse trasferita da Nashville in Texas, Phil argutamente risponde che in Texas, come a Nashville, vi è tanta buona musica ma vi è anche tanta pessima musica, probabilmente però a Nashville vi è talmente tanta musica che quella buona fa più fatica ad emergere e a farsi conoscere.
Alle 22,30 circa il palco del Palatexas, sul quale troneggia il pianoforte, strumento preferito da Vassar, è pronto per il concerto è il singer/songwriter di Lynchburg non si fa attendere. Un ora e mezza di show tirato impreziosito da un suono (complimenti al fonico), davvero di grande livello, dove Phil ripropone tutti i suoi grandi successi. Last Day Of My life, Just Another Day in Paradise, i due mega hits portati al successo da Joe dee Messina I’m Alright e Bye Bye, Little Red Rodeo, My Next Thirty Years ( scritta in coppia con Tim McGraw) e una stupenda versione di Carlene che diventa una sorta di tela su cui il musicista dipinge con le note del pianoforte . Non mancano le covers, da Stay famosissimo brano di Jackson Browne a Piano Man di Billy Joel , artista che già in conferenza stampa Phil Vassar aveva indicato come uno dei suoi musicisti preferiti. Indubbiamente un grande concerto, addirittura per alcuni dei presenti il migliore fra quelli visti a Voghera, che ci mostra un artista in grande forma vivere una seconda giovinezza, galvanizzato anche dal nuovo singolo Love Is Alive. Come sempre il Voghera Country Festival è stato un grande successo anche in fatto di pubblico. Un pubblico attento, soddisfatto, che tramite una massiccia partecipazione, ha confermato il proprio affetto verso questa manifestazione e ripagato, probabilmente molto più di qualunque somma, l’impegno di chi, in eventi come questo, vi mette il cuore. (Gianluca Sitta)