Penny NicholsPenny Nichols rappresenta quella felice stagione, incrocio di culture e speranze, che tra la fine degli anni sessanta e la prima metà della decade successiva portò alla ribalta la scena californiana, protagonista con il country-rock e poi con la canzone d’autore ad esso legata di pagine indimenticabili della nostra musica. Grande amica di Jackson Browne sotto la cui egida ha inciso l’ottimo “Colors Of The Sun”, excursus attraverso le sue prime composizioni, e prosecutrice della proposta di personaggi come Kate Wolf, Eagles (quelli più bucolici ed acustici dell’era Bernie Leadon), James Taylor (che legò il proprio nome alla scena di Los Angeles ed in particolare a quella che gravitava attorno al Troubadour) e lo stesso Jackson, Penny Nichols ci propone ora un disco dalle tinte pastello e dagli arrangiamenti i cui punti di forza sono poesia e grazia, prettamente acustico e fortemente ispirato. Scenari western come nell’iniziale “Charlie Bad Boy”, mexican come nella cristallina “Guadalupe” e country-folk pervadono le dodici tracce di questo “Golden State”, un insieme gradevolissimo, un po’ naif e forse anche un po’ datato ma non per questo meno valido. Voce ancora nitidissima nonostante le primavere passate, una ‘penna’ interessante e un feeling sempre positivo sono le caratteristiche che rendono azzeccato questo lavoro in cui spiccano “Leanin’ Back & Laughing”, vecchia canzone firmata da Steve Noonan, bravo autore che in quegli anni scrisse canzoni riprese dalla Nitty Gritty Dirt band tra gli altri, “Kick The Can”, “Winter Fires”, altra cover di pregio dalla penna di Jonita Beede, “One & Only Life” che ricorda Carole King o anche Karla Bonoff, “Carbon Canyon” country song tra le più belle del disco, così come la toccante “LA Man” e i suoi nostalgici ricordi. “Golden State” mostra doti notevoli e ci consegna un’autrice dalle spiccate qualità.(Remo Ricaldone)