Album stupendo (il settimo per la Stony Plain) incentrato sul mondo del workin’ cowboy delle grandi pianure Canadesi, Lost Herd viene pubblicato nel lontano 1999 e rappresenta sicuramente uno dei lavori migliori del singer Canadese. Registrato tra Toronto e Nashville (con l’eccezione di un paio di pezzi incisi nella sua fattoria alla periferia di Calgary) il compact non racconta le mitiche storie dell’epopea del West popolate di cowboys , indiani e outlaws, ma si snoda attraverso una lucida, amara e poetica narrazione della vita del vaquero dei nostri giorni. Riprendendo un tema caro alla musica cowboy (basta ascoltare Coyotes di Don Edwards o He’s Runnin’ Out Of Roundups dei Sons Of San Joaquin), si parla della inesorabile fine di un mondo che sta scomparendo sotto i colpi inferti da un “agribusiness” sempre più imponente che richiede uno sfruttamento senza criterio delle risorse naturali. “La mandria è perduta” canta con amarezza Tyson e questa volta non sono stati gli apaches o i fuorilegge a rubarla, ma è scomparsa quando sono sparite le immense pianura per far posto a numerosi allevamenti intensivi dove gli animali “vivono” in batteria. I giorni dei cowboys sono giunti all’epilogo, Tyson ne è certamente consapevole da tempo, ma nonostante tutto è una sentenza tremendamente dura da accettare per uno che per tutta la vita ha cavalcato libero nella prateria, ubriacato dal vento. A sorpresa però Ian Tyson chiude il cd con una nota di speranza affidata al brano Somewhere Over The Rainbow, il notissimo pezzo di Harold Arlen portato al successo da Judy Garland nel film “Il Mago Di Oz”. Lost Herd è album per lunghi tratti malinconico, ma nello stesso tempo affascinante, dove la gran voce di Tyson e la sua vena poetica che affiora da quasi tutte le dieci canzoni (9 delle quali scritte da Tyson stesso) fissano nella mente dell’ascoltatore, persone e paesaggi meglio di una cartolina illustrata. (Gianluca Sitta)