Trentanovesimo disco in carriera per il padrino del grunge; artista solitario, tormentato, precursore del punk e molto altro, dà alle stampe un lavoro ispirato, raffinato, misterioso: un album quasi mistico, dove ballate trascinanti si mescolano con cavalcate rock supportate da enfasi d’improvvisazione e succulento frastuono. Dopo sette anni, il grande cantautore canadese torna a pubblicare con la sua storica band, che praticamente, lo affianca da oltre cinquant’anni. Registrate dal vivo in soli undici giorni nel suo studio di Telluride (capoluogo della Contea di San Miguel, in Colorado), le canzoni che compongono il disco, nascono da intensi e difficili momenti che il grande cantautore stava attraversando proprio in quel periodo; la sua ex moglie, Pegi, morta a gennaio del 2019 di cancro, così, come il suo manager, Elliot Roberts, spirato nel mese di giugno dello stesso anno. Ballate che trovano riparo nel raccoglimento; autentiche, intriganti, coinvolgenti. “Eternity”, sembra un abito accarezzato dalle mani dell’amore, mentre “I Do” (forse, la più bella canzone del disco), tanto assomiglia ad una perla rara, adagiata sul palmo della mano di un ascoltatore del tempo invaghito, perfettamente innamorato! In Colorado, sono le chitarre ad essere protagoniste, propositive, pregne di assoluta maturità: “She Showed Me Love”, assomiglia ad un profondo cerchio tantrico, un canto sacro, immerso e diluito nel tempo capace di sfociare in un tragitto riboccante frenesia: una lunga cavalcata di oltre tredici minuti! Oppure, la magniloquente “Help Me Lose my Mind”, che sembra nascere da un pensiero solenne e ancora, “Shut It Down”, un brano graffiante e dalle molteplici sfaccettature. Un disco stracolmo di grinta e di passione. Un lavoro spontaneo: riff sporchi e delicate armonie: da sottolineare, la presenza di Nils Lofgren, polistrumentista e membro della E Street Band di Bruce Springsteen, che alla chitarra, alterna sapientemente parti di piano, organo e vibrafono. Un disco che tocca il suono con le dita della mano; un lavoro piacevolissimo, ricco di passione. La voce di Neil Young: eterna, a tratti ruvida, che narra di battaglie, di tristezza e di paure, ma nello stesso tempo, in grado di fondersi alle carezze elettriche/ acustiche, che nel nostro petto, rimarrano per sempre scolpite. (FABIO STRINATI)