NatashaBorzilovaA metà anni novanta un gruppo di giovanissimi ragazzi russi sbarcarono negli Stati Uniti, a Nashville in particolare, con il nome, chiaramente esplicativo di Bering Strait. Un paio di album ben accolti dalla critica, una nomination ai Grammy nella categoria country e un fresco country pop che ben si inseriva in quel periodo nel filone ‘mainstream’ di Music City; questo fu l’apporto, comunque non fondamentale, al ‘new country’ che da fine anni ottanta riportò all’attenzione del pubblico le radici di un suono troppe volte bistrattato, troppe volte poco considerato. Dal 2006, anno dello scioglimento dei Bering Strait, la voce solista e leader Natasha Borzilova, con l’aiuto del ‘transfuga’ Sergey Olkhovsky, bassista della band, ha intrapreso una carriera solista di tutto rispetto, ponendosi in quella fetta di mercato che predilige l’aspetto pop alla tradizione country, non dimenticando le proprie radici russe ed inserendo almeno un brano in ogni disco dalle sonorità ‘di casa’. “Wilder Days” è il terzo lavoro solista di Natasha Borzilova e conferma una bella linea melodica, una voce di grande intensità e profondità e anche un certo gusto negli arrangiamenti. Co-prodotto con John Caldwell che è anche il responsabile di certo ‘programming’ che a mio parere non sempre rende giustizia alle canzoni (come nell’iniziale “You Don’t Need”, comunque piacevole ed interessante), il disco si snoda attraverso una notevole serie di composizioni della protagonista (unica cover è “Oysters” di Tori Amos) che si districa anche molto bene dal punto di vista strumentale a chitarre, tastiere, banjo e mandolino. Su tutte la canzone che dà il titolo alla raccolta, con inevitabili riferimenti autobiografici e un bel lavoro al mandolino, “Life Simplified” composta a quattro mani con Billy Montana, nome noto del songwriting nashvilliano, “Love Is All That Matters” una (country) pop song limpida e schietta, “Never Going Home” piccolo gioiellino di equilibrio acustico con la balalaika (!) di Sergey Olkhovsky e per Natasha il profumo di casa, “White Noise” introspettiva e piena di poesia. Un disco in definitiva dedicato a coloro che porgono attenzione alla melodia e non disdegnano la canzone pop, nel senso più nobile del termine. (Remo Ricaldone)