Non lasciatevi fuorviare dalla copertina, anonima e un po’ bruttina’, e dal titolo decisamente criptico, il suono propostoci da Miles Nielsen e dai suoi Rusted Hearts è piacevolissimo ed ispirato. Un incrocio tra certo roots-rock ed un ‘power pop’ che sa molto di anni settanta e che spesso rimanda a Tom Petty mantenendo sempre la barra dritta verso una musica certamente ‘radio friendly’ come si usava dire in passato ma di ottima fattura. Una buona media compositiva che evita con scioltezza le mille trappole di un easy listening banale e scontato, arrangiamenti che mostrano anche evidenti legami con il periodo felice dei Fleetwood Mac americani (“Rumours” e “Tusk” su tutti), l’equilibrio ottimo tra chitarre e tastiere, tutto contribuisce alla riuscita di un album che non rivoluzionerà certo la scena rock ma che sa intrattenere con gusto e mestiere e che regala canzoni che si ascolteranno a lungo. “Hands Up” e “Old Enough” (quest’ultima con l’ombra, nel ‘chorus’, dei Fab Four) che farebbero felice il mai troppo compianto Tom Petty, “Ghosts” più acustica, tra country e canzone d’autore  con tutta la sua fascinazione roots, “Overpass” corposa e trascinante che sa ancora di Heartbreakers, “Big 3” e “Heaven Only Knows” due pop-rock songs di buona fattura e la conclusiva “Hannah” sono per me il filo conduttore che rende il disco consigliato. Un disco fresco e delizioso. (Remo Ricaldone)