Michelle Lewis è una cantante ed autrice che si è fatta le ossa nell’area di Boston, Massachussetts, ha frequentato il prestigioso Berklee College of Music dove ha acquisito un bel tocco chitarristico e poi ha intrapreso una carriera musicale che l’ha portata a trasferirsi sull’altra costa, in California. Il suo è uno stile estremamente dolce e poetico, spesso etereo e pervaso di tenui tonalità folk in cui si inseriscono sfumature pop e una scrittura in cui vengono elaborate tematiche legate alle emozioni della sfera personale. Gioie e dolori, speranze e disillusioni sono al centro di un ‘songbook’ che comprende tre dischi  ‘a lunga durata’  ed un ep incisi nell’arco di una quindicina di anni o poco meno. “All That’s Left” rappresenta il più recente sforzo compositivo, un lavoro dove trovano spazio molte chitarre acustiche, una spruzzata di tastiere e percussioni che si tengono sempre in secondo piano, dando il giusto risalto alla voce di Michelle Lewis in un filo conduttore che la porta ad avvicinarsi alle firme più pop della Nashville contemporanea, da Gretchen Peters a Beth Nielsen Chapman per citare due nomi. La canzone che da’ giustamente il titolo al disco è la più significativa a riguardo con il suo folk-pop pulito e scorrevole, così come “Push On”, con le tastiere più presenti, che gioca in bilico tra i due generi. In questo dualismo sono da ricordare la pianistica “How”, sognante melodia pop che molte country singers attuali potrebbero interpretare visto il materiale spesso debole proposto, la gustosa “In Love Again” con il sapore delle vecchie canzoni di Cat Stevens in un duetto con il cantante di Nashville Robby Hecht, “Scars” e la dolce ‘ninnananna’ “Lay On My Pillow”, acustica e inevitabilmente ‘folkie’. Unica e sorprendente cover è la versione di “Dancing In The Dark” di Bruce Springsteen, qui trasformata in una lenta ballata. Bella prova per un’artista che merita un po’ di attenzione. (Remo Ricaldone)