L’originalissimo amalgama di rockabilly, tex-mex e ritmi cubani congegnato da Raul Malo rende i Mavericks la band forse più interessante del panorama musicale country. Chitarre elettriche, trombe, fisarmoniche e la voce potente, lacrimevole e sognante di Malo, tratteggiano uno stile riconoscibilissimo e stravagante fatto di armonie con l’energia di Elvis e il sapore di rum. Il suono dei Mavericks, autentico, singolare, quasi senza tempo né confini geografici, sospeso tra gli Anni Cinquanta e i Novanta, tra Cuba e la Florida, ha ottenuto ottimi riscontri a Nashville e un grande successo commerciale. Il gruppo si è guadagnato così un grammy nel 1996 per il brando “Here Comes the Rain” e tanta notorietà anche in Europa. Dopo un lungo scioglimento, oltretutto si è ricostituito più forte, rinnovando il suo originalissimo ed audace equilibrio tra culture musicali.
“En Español”, il loro ultimo album, edito nel 2020, esclusivamente in lingua spagnola, è un eclettico omaggio al cultura ispanica. George Strait e altri artisti country hanno cantato brani interamente in spagnolo e Dwight Yoakam, dopo diverse stupende collaborazioni con Flaco Jiménez (che ha affiancato anche Malo), continua a proporre la struggente “Buenos Noches From A Lonely Room”, in questo caso però ci troviamo davanti ad un progetto completamente diverso. I Mavericks stessi si sono già cimentati con canzoni in spagnolo. Nel 2013, infatti, “In Time”, il disco con cui tornarono sulle scene, includeva la trascinante “Come Unto Me” anche nella versione castigliana (“Ven Hacia Mi”), ma “En Español” è interamente in spagnolo, oltretutto assolutamente tejano oriented nella proposta musicale.
Le tracce di apertura ci portano direttamente sulle spiagge cubane, muovendosi con stupefacente disinvoltura tra ritmi latini, swing e ballate romantiche, graffiate dalle chitarre tarantiniane di Eddie Perez. Si passa dalle trombe di “La Sitiera”, nota nella versione di Omara Portuando sull’album “Buena Vista Social Club Presents”, al jazz di “Sabor a Mi” e alla rivisitazione del tango argentino di “Sombras Nada Más”. “Poder Vivir”, una delle cinque canzoni nuove presentate, ha un insolito ritmo ska, con trombe, fisarmoniche e surf twangy guitars. C’è la rumba di “Mujer”, l’ariosa “Me Voy a Pinar del Río” e “Me Olvidé de Vivir”, cover d’un pezzo di Julio Iglesias, che viaggia spedita sulla tastiera della fisarmonica di Jimenez, tra violini e trombe mariachi. Si prosegue con brani orecchiabili e appassionanti, in un trionfo di ottoni, chitarre surf, linee vocali latine e leggere atmosfere spaghetti, tutto sottolineato dalle brillanti keyboards di Jerry Dale McFadden. C’è anche un po’ di Italia, con “Cuando Me Enamoro”, adattamento della nostrana “Quando Mi Innamoro”, dall’evidente gusto italo-messicano.
L’album è prodotto da Malo e dal collaboratore di lunga data della band, Niko Bolas. La mano di Bolas, già produttore di Neil Young, Prince, Sheryl Crow, si avverte nella potenza e nella freschezza delle registrazioni, che confermano in particolare, quanto la voce Raul Malo sia uno strumento incredibile e brioso. Il disco ha conquistato la vetta delle classifiche del pop-latino, ha vinto i grammy awards CMA e ACM ed è diventato il primo nella storia a raggiungere contemporaneamente posizioni nelle top ten in America Latina e Nord America. Una più succulenta edizione deluxe è già stata pubblicata.
Con questo successo, la band si conferma ambasciatrice dell’interculturalità, rappresentante del mondo latino nel contesto statunitense, ma rispetto alle precedenti produzioni si sente un po’ la mancanza del country, della chitarra rock soprattutto. E’ un lavoro con cui i Mavericks si sono guardati dentro e hanno navigato tra ricordi e sensazioni, facendo apprezzare a tutti il loro background. Per noi resta una prova di versatilità che conferma la loro grandezza. ( Angelo D’Ambra)