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Un cielo carico di nubi gonfie di pioggia accoglie il sabato del C2C edizione 2017 ma, come dicono da queste parti, if you don’t like weather, wait five minutes e nel pomeriggio infatti verrà fuori il sole. Dan+ Shay, Hunter Hayes, Darius Rucker e sua maestà Reba McEntire sono le superstars della giornata odierna mentre nello Yamaha Music Stage sono previsti Cassandee Pope, Seth Ennis e Bailey Bryan. Dan Smyers e Shay Mooney sono giovanissimi ma hanno già all’attivo ben due albums e quindi non sono proprio degli esordienti. Hanno anche fatto da supporto sia a Blake Shelton che ad Hunter Hayes nei rispettivi tours e sono accompagnati sul palco da una band di tutto rispetto come dimostra una straordinaria cover di You Give Love A Bad Name di Bon Jovi. Per il resto sono eclettici, grande voce e da veri professionisti sciorinano tutti i loro successi da Show You Off a Obsessed passando per la famosissima 19 You and Me. Un antipasto, gustoso, fresco ma pur sempre un antipasto. Avevo già visto Hunter Hayes in concerto a Camp Ederle Vicenza più di un anno fa e anche allora non mi aveva particolarmente impressionato. Bravissimo, per carità, sia con la voce e ancor più con la chitarra ma il fatto che faccia indifferentemente pop-country-rock-blues-soul lo rende nel complesso quasi anonimo. A parte la famosissima I Want Crazy ( stupenda), del singer della Louisiana non ricordo altri brani degni di nota. Posso però confermare che il pubblico dell’O2 Arena, composto per la maggior parte da giovani, ha gradito moltissimo lo show di Hunter Hayes che suonava per la prima volta al C2C. Darius Rucker invece è di casa a Londra. Quando era la chitarra e la voce solista de Hootie & the Blowfish ha suonato parecchie volte nella capitale Inglese ma oggi vi ritorna nelle vesti di cantante country. Lo show si apre con Lighter Up tratta dall’album Southern Style e il pubblico è gia definitivamente conquistato.SCP_8815Quando poi intona la cover di Garth Brooks Friends In Low Places si raggiunge l’apoteosi e, come per incanto, i 20.000 presenti si ritrovano ad essere semplicemente un gruppo di amici pronti a far baldoria fra una birra e l’altra (incredibile il potere della musica). Ancora una cover, No Diggety dei Blackstreet, due brani tratti dal repertorio de Hootie & the Blowfish (Hold My Hand e Only Wanna Be With You) e poi gran finale con Wagon Wheel. Per il bis, Rucker spiazza tutti e“spara” una Purple Rain di Prince da brividi. Il pubblico dell’O2 è colpito e affondato. 35 singoli al numero uno di Billboard, 56 milioni di albums venduti in tutto il mondo, 7 CMA Awards e 2 Grammy Awards. Questo è il “modesto” score di Reba McEntire che oramai ha raggiunto lo status di icona della musica country. Avere la possibilità di vederla dal vivo lontano dagli States è un occasione irripetibile e i Londinesi non si sono fatti pregare. Lei è perfetta. Ogni gesto, ogni nota raggiunta con la voce e ogni commento rivolto al pubblico sono studiati a tavolino con la massima cura probabilmente da un team di esperti. Sembra un ologramma, non sbaglia mai e i brani, tra country tradizionale, southern Christian e country rock, sono senza la minima sbavatura, grazie anche ad una band rodata come un cronometro. Certo il suo show forse è rimasto fermo agli anni ’80 ed è più adatto a Nashville o addirittura a Brenson piuttosto che alla moderna Londra ma a me è piaciuta molto, soprattutto nell’opening Can’t Even Get The Blues, nel medley You’re No Good / The Heart is a Lonely Hunter / Walk On / I’d Rather Ride Around With You, in The Greatest Man I Never Knew ( dedicata al padre), nella ritmata Turn On The Radio, nell’evergreen The Night the Lights Went Out in Georgia e nell’encore Fancy. Thank you Reba. Finito lo show la Jubilee, veloce come una freccia, ci riporta verso un meritato riposo. Domani arriva Zac. (Gianluca Sitta)