Titolo emblematico per il terzo album di Mara Levine, folksinger del New Jersey cresciuta con una dieta a base di Joan Baez, Judy Collins e tutto l’ampio spettro della canzone d’autore legato alle radici che negli Stati Uniti è stato presidio di consapevolezza sociale e politica, di voglia di democrazia e diritti umani e di profonda introspezione personale. “Facets Of Folk” presenta infatti un panorama sfaccettato ed ispirato che fa emergere la tradizione (la deliziosa melodia delle Ebridi scozzesi di “Taladh Chriosda” e l’immortale “Daughters And Sons” del cantante ed attivista nordirlandese Tommy Sands), pesca nella più preziosa canzone folk (“Tree Of Life” di EricPeltoniemi, “Child Of Mine” di Bill Staines, “Upstream” di Si Kahn e la magnifica “Bitter Green” del canadese Gordon Lightfoot su tutte) e omaggia veri monumenti della musica come Leonard Cohen e Paul Simon recuperando rispettivamente “Hey, That’s No Way To Say Goodbye” e “Song For The Asking” da loro lavori che risalgono a fine anni sessanta, inizi settanta. L’approccio è di quelli vibranti, poetici e fortemente suggestivi con una voce che sa regalare emozioni semplici ma proprio per questo autentiche e con l’aiuto di grandi nomi della musica acustica americana, da Rob Ickes, Mark Schatz e Andy Leftwich ospiti nella ottima apertura bluegrass con “You Reap What You Sow” a figure importanti anche se poco note qui da noi come Ed Trickett e la band dei Gathering Time che supportano Mara Levine in più di un brano. Un disco questo fresco, piacevole ma al tempo stesso socialmente rilevante, con canzoni scritte molti anni fa ma che, in questi tempi, suonano fortemente attuali. (Remo Ricaldone)