Malcolm Holcombe è quasi di casa al Folk Club e quella del 7 dicembre 2018 è la quinta volta che si esibisce sul piccolo ma accogliente palco del locale subalpino. La sua è figura di autentico troubadour, immersa pienamente nel ‘grande libro’ della musica americana delle radici, ispirazione per questa serie che il Folk Club dedica ai musicisti d’oltreoceano che, per il nono anno consecutivo, va sotto il nome di ‘Buscadero Nights’. Dinoccolato, trasandato, con il peso degli anni ben stampato su un viso che mostra tutti i segni di una vita certamente vissuta intensamente e con non pochi problemi, la voce roca, sibilante, sofferta con sedimenti che la rendono personale e per certi versi affascinante, Malcolm Holcombe si presenta al pubblico senza filtri, con una immagine a metà tra ‘hobo’ e figura  ‘bohemienne’. Le sue storie, le immagini che evoca sanno di un’America ‘ai margini’, di una nazione che ha mantenuto umanità, inclusione e condivisione solo nelle sue pieghe più ‘alternative’, dando voce a coloro che usualmente non ce l’hanno, ai perdenti, ai reietti, a tutti quelli che non hanno ‘preso il treno per il successo’. Lo stile chitarristico è particolare e deve al delta blues ma anche alla country music e all’enorme bagaglio folk e old-time, uno stile spesso percussivo, profondo, incisivo che accompagna e sottolinea gli sbuffi, i brontolii, gli ansimi di una voce che talvolta ricorda quella di Dave Van Ronk. Da tutto questo emergono melodie pure, evocative, commoventi e struggenti, in gran parte tratte dagli ultimi splendidi lavori del musicista proveniente dalle Blue Ridge Mountains del North Carolina, con una naturale predilezione per il suo più recente “Come Hell Or High Water”, ulteriore conferma di una caratura notevolissima. “Left Alone”, “I Don’t Wanna Disappear”, “New Damnation Alley” ma anche una “Merry Christmas” a descrivere in maniera essenziale un giorno che soprattutto per coloro che soffrono può donare un po’ di serenità ma anche molta tristezza, sono solo alcuni titoli di un ‘songbook’ intenso e coinvolgente che si dipana in due set di una cinquantina di minuti ciascuno e che vede il ‘nostro’ Paolo Ercoli ad affiancare Malcolm Holcombe con il suo dobro. Anche Paolo è quasi di casa al Folk Club avendo accompagnato diversi songwriters americani con grande umanità e una sensibilità artistica che ha pochi eguali a queste latitudini e in questa serata si immedesima con facilità nelle ballate dolci e  sofferte di Mr. Holcombe dando un grande contributo musicale. Serata da ricordare così come è da sottolineare l’ennesima conferma della personalità di un sincero storyteller. (Remo Ricaldone)