jimmy fortuneCerto è che se tieni una rubrica su planetcountry.it che si occupa espressamente di cover country di canzoni country, di cover country di canzoni non country e di cover non country di canzoni country, l’occasione è particolarmente ghiotta: una scaricata di 14 classicissime rifatte in chiave neo-tradizionalista, dall’artista più sottovalutato della storia, Jimmy “baffone” Fortune, un pacioso 60enne della Virginia che si diletta tra un repertorio di Country Music essenziale e ben radicato nella tradizione, con frequenti esondazioni nel repertorio religioso delle Inspirational Songs e del Gospel bianco.
Voce rotonda e spaziosa come la sua imponente fronte, interpreta con grande rispetto (ma senza eccessiva deferenza…) un florilegio di canzoni pescato in quei 20 anni di musica, dalla metà degli anni ’50 a quella degli anni ’70, che più di altri periodi, ha le reti gonfie di melodie indimenticabili e archetipali.
Il disco in oggetto è Jimmy Fortune: Sings the Classics (Universal, 2017), lavoro in cui dall’Honky Tonk e dall’Hillbilly di Make The World Go Away e Crazy Arms, si passa al soft-rock di Loggins&Messina, Eagles e Bread e poi al country polveroso di Glen Campbell, degli Statler Brothers (su Flowers On The Wall, rifatta da Eric Heatherly esisteva anche una Line Dance abbastanza popolare, Deck 51, ricordate?) e di MMM Michael Martin Murphey (molto bella la versione di Wildfire, che sovrasta in coerenza con lo spirito dell’originale la molto riverberata, quanto poco riuscita, cover di Tracy Byrd di inizio millennio).
Omaggi ai Beatles (Yesterday), ai Righteous Brothers (la Unchained Melody del film Ghost) e a John Denver, omaggiato dall’accoppiata Take Me Home, Country Roads e Annie’s Song; episodi che, pur con una certa percentuale di rischio, vista la caratura di brani e artisti, vedono comunque Fortune sempre a suo agio svisare con discrezione su sequenze di note sublimi. La versione leggermente più spedita e mordace rispetto all’originale, si stacca gradevolmente da essa, anche per le armonizzazioni vocali ricercate e innovative.
Per finire, una curiosità: Wake Up Little Susie, enorme successo rockabilly del 1957 degli Everly Brothers, (che compare come traccia 4 nel disco di Fortune), fu indicata da George W. Bush come sua canzone preferita di sempre. (Steve Frapolli)