_2015-06-27 at 21-49-17Dopo il palese fallimento del Country Christmas di Pordenone, dopo il Salone del Cavallo Americano di Reggio Emilia dove, tra l’altro, il venerdì si è preferito lasciare una band e relativo pubblico sotto una pioggia largamente annunciata piuttosto che trovargli spazio al coperto nell’enorme padiglione dedicato alla line dance (d’altronde fermare le danze anche solo per due ore sarebbe stato un sacrilegio nonostante la situazione d’emergenza), tocca al Voghera Country Festival il difficile compito di ridare un minimo di credibilità dal punto di vista musicale ai “grandi eventi country” del panorama Italiota. Impresa questa davvero complicata se si pensa che in Italia siamo riusciti a svuotare la musica country a tal punto da ridurla a musica da ballo in alternativa ai balli latini. Premetto inoltre che non riesco ad apprezzare quei raduni con tantissimi djs dove, per vari motivi, chi sta dietro alla consolle diventa un semplice juke-box e non ha la possibilità di esprimere la propria peculiarità artistica e cultura musicale (sempre che questa vi sia). Questa però è una considerazione del tutto soggettiva e non ha ovviamente un grande valore. Oggettivamente parlando invece, l’atmosfera che si respira al Voghera Country Festival è nettamente diversa da quella di altre “grandi” manifestazioni. Merito degli organizzatori che evidentemente cercano di tenere in considerazione la musica e non solo il ballo. Certo, anche il VCF è un enorme spot alla linedance fatto attraverso stages, gare, stands delle varie scuole e dj sets che ripropongono sempre gli stessi brani all’infinito. Anche a Voghera si percepisce chiaramente che il mondo country Italiota è purtroppo sempre più ostaggio di persone che con la musica non hanno niente a che vedere ma che riescono a determinare l’affluenza di pubblico e quindi la riuscita di una manifestazione, ma almeno qui al VCF chi organizza cerca di far convivere, in maniera sostenibile, la musica dal vivo con quella suonata dalle consolle. E questo, in un Paese come il nostro dove alla stragrande maggioranza delle persone che vanno a questi eventi importa solo ballare balli di gruppo mascherati da cowboy, non è davvero cosa da poco. Dare all’artista Americano (fatto giungere appositamente per l’occasione) il massimo supporto possibile e prevedere il suo concerto il sabato sera nel grande padiglione centrale, mi sembra una decisione logica se non addirittura ovvia. Contemporaneamente fermare la musica fatta dai djs e sospendere ogni attività nella pista secondaria per valorizzare questo concerto è invece una scelta coraggiosa (oltre che sacrosanta) ma è soprattutto un segnale per ribadire che, se un evento è organizzato nel modo giusto e corretto, musica dal vivo e dj set posso coesistere pacificamente e questo,secondo me, è proprio il grande merito del Voghera Country Festival.(Gianluca Sitta)