Ancora il Canada protagonista con una voce di grande personalità e calore che esprime nel migliore dei modi il uo amore per blues, soul, gospel e, in misura minore, country music, quella classica del passato. Kat Danser è già al sesto album e ha uno stile decisamente riconoscibile ed intrigante, presentato in modo ottimo anche grazie alla sapiente e sagace produzione di Steve Dawson. Un disco questo “One Eye Open” inciso con gli interventi dei vari musicisti ‘cuciti’ assieme da remoto a causa della pandemia scoppiata poco prima che iniziassero queste sessions, interventi che risultano comunque ricchi di coesione rendendo il lavoro godibilissimo e impeccabile. “Way I Like It Done” è un blues fiatistico di raro equilibrio che apre il disco con sicurezza e classe, seguito da un altro ‘highlight’ come “Lonely & The Dragon” in cui i ‘breaks’ dell’organo di Kevin McKendree e dell’elettrica di Steve Dawson sono di grande gusto. Tutta la prima parte dell’album è notevolissima con veri gioiellini che spostano presto la bussola verso sud e verso New Orleans in particolare. “Bring It With You When You Go” e soprattutto “Frenchman Street Shake” acquisiscono inflessioni jazz e ragtime sottolineando una volta di più la bravura di Kat Danser sia come interprete (la prima è del grande Gus Cannon e risale agli anni ’20 del secolo scorso) che come autrice. Da ricordare ancora, sulla falsariga delle precedenti tra soul e blues, la tonica “Get Right, Church” di Jessie Mae Hemphill e “End Of Days” mentre si differenziano come stile “Please, Don’t Cry”, ballata che rimanda alla country music struggente e romantica di Patsy Cline, la travolgente “One Eye Closed” con il suo sorprendente spirito quasi punk e la conclusiva “Mi Corazon” che rimarca l’amore per la musica e la cultura cubana, da tempo nel mirino degli interessi della cantante di Edmonton, genuina e sincera figura della vivace scena canadese roots. (Remo Ricaldone)