In Canada e anche negli States JW-Jones è tra i più stimati musicisti che si muovono tra blues e rock’n’roll, ha aperto i concerti per George Thorogood tra gli altri e hanno speso parole più che buone nei suoi confronti gente come Buddy Guy, Chuck Leavell (storico pianista con la Allman Brothers Band e con gli Stones per un certo periodo) e Dan Aykroyd. Il chitarrista, autore e cantante di Ottawa torna ad incidere anche in questo incerto e drammatico periodo dando alle stampe un album godibilissimo e ricco di speranza per il futuro muovendosi tra blues, rock’n’roll e soul. Corposa la band che lo ha accompagnato in queste sessions, con una bella sezioni fiati a dare ulteriore energia a molte delle canzoni e uno stile ormai rodato e coinvolgente. “Sonic Departures” si avvale di una vena sempre più ispirata ed intensa, di un chitarrismo sicuro ed incisivo e di una selezione che trascina mostrando il lato più ritmico di JW-Jones, quello più vigoroso e vivace. Il trittico iniziale con “Blue Jean Jacket”, “Same Mistakes” e “Ain’t Gonna Beg” lascia pochi dubbi su tutto questo mentre il ‘funk-blues’ fiatistico di “Drowning On Dry Land” dona ulteriori colori ad un momento che rimanda alla Allman Brothers Band ma anche a certe prime cose dei Blood, Sweat & Tears e alle brass bands di New Orleans. La swingante versione di “Bye Bye Love” dei fratelli Bryant, grande hit a fine anni cinquanta per gli Everly Brothers, è altro punto di forza del disco, “Snatchin’ It Back” dal repertorio di Clarence Carter storico blues (e soul) artist, riporta le atmosfere nel più ‘torbido’ soul-funk, “It’s Obdacious” è ancora irresistibile swing mentre “The Things That I Used To Do” è un sinuoso brano tra soul e blues e in chiusura “When It All Comes Down” (dal repertorio di BB King) è sinuosa nell’incedere e vincente per brillantezza e precisione. Consigliatissimo anche a chi non segue con regolarità blues e soul. ( Remo Ricaldone)