Jono Manson è tornato ad incidere un album da solista dopo qualche anno di pausa e lo ha fatto nel migliore dei modi, sfoderando una maturità, una varietà di temi e un’indomita voglia di riemergere come protagonista dando spazio ad una ritrovata ispirazione compositiva dopo aver prodotto fior di musicisti nel suo ormai noto ‘rifugio’ del Kitchen Sink Studio a Santa Fe, New Mexico. “Stars Enough To Guide Me” riprende tutte le sue passioni, dal folk al country, dal rock alla canzone d’autore venata di soul e di sfumature roots in una selezione di eccellente fattura, riunendo in queste sessions vecchi e nuovi amici, rinomati sidemen e talenti della scena contemporanea legata alle radici. Dalle tastiere dell’ottimo Jason Crosby ai tamburi divisi tra Mark Clark e Paul Pearcy, quest’ultimo nome noto ad Austin e dintorni, ad una serie di brillanti contributi di gente come Eric Ambel, Eliza Gilkyson, la dobro player extraordinaire Sally Van Meter, il nostro Beppe Gambetta e i chitarristi Jon Graboff e Kevin Trainor, lunga è la lista di musicisti che nobilitano queste canzoni, tutte in qualche maniera da sottolineare per coinvolgimento e passione. “No New Kind Of Blue” vede il nostro duettare con John Popper dei Blues Traveler in uno dei momenti più significativi, “The Further Adventures Of Goat Boy And The Clown” ha la grinta del miglior rock americano, “As Long As Grass Grows” è una sontuosa soul ballad grazie alla quale ci si immerge nel profondo sud in maniera intensissima, “Alone” vede il contributo del bravo cantautore David Berkeley e i contributi dell’acustica di Beppe Gambetta e del dobro di Sally Van Meter a spingere la melodia verso territori roots mentre “Before We Get Stupid” che vede la presenza a duettare di Crystal Bowersox ha nei cromosomi le tante colorazioni dei suoni sudisti tra country, soul e rock. Ci sono poi ballate che entrano nel cuore per rimanere, grazie a melodie intense ed intriganti e tutta l’anima di un artista la cui coerenza e sincerità sono le principali caratteristiche: “Late Bloomer”, “On The Downlow”, “Timberline” e “Last Man Shot In The War” giocano con le più profonde emozioni e non mancano di porsi come alcune delle sue migliori composizioni. “Stars Enough To Guide Me” è quindi la sublimazione di un personaggio che ha ancora molto da dare e da dire. (Remo Ricaldone)