La grande generosità ed empatia di Jono Manson hanno fatto si che attorno al suo nome si generasse un’aura di ‘good vibrations’ sia negli States che in Italia, dove il musicista newyorkese di nascita ha vissuto per qualche anno. La rete di artisti a lui legati da entrambi i lati dell’oceano ha arricchito una carriera decisamente positiva come cantante, autore e produttore e un lavoro come “Silver Moon” sta a confermare uno stato di forma notevole le cui coordinate comprendono country music e soul, folk, blues e rock’n’roll interpretate sempre con estrema passione e talento. Il suo nuovo disco è un po’ la sublimazione di un percorso personale ricco ed ispirato, come solista fermo a quel “The Slight Variations” di quattro anni fa che già mostrava tutta la sua maturità e classe interpretativa. L’apprezzamento di cui gode Jono manson è qui dimostrato dai contributi forniti da grandi nomi della musica americana come Warren Haynes, Joan Osborne, Terry Allen ed Eliza Gilkyson per citarne alcuni, oltre al ‘nostro’ Paolo Bonfanti, che colorano ulteriormente una selezione dalle ampie tonalità cromatiche e dalla marcata vena melodica del musicista ora stabilitosi nel New Mexico dove ha un suo studio di registrazione, il Kitchen Sink Studio a Santa Fe. E’ una sequenza affascinante quella che si apre con la quasi ‘byrdsiana’ “Home Again To You”, fresca introduzione ad un album che ha molte frecce al proprio arco. Tra queste mi piace citare il duetto con James Maddock nella morbida melodia di “Only A Dream” dove emerge il bel lavoro al piano di Jason Crosby, fedele partner anche nella recente serie di concerti italiani, la title-track, intensa soul ballad nobilitata dalla slide di Warren Haynes e dal piano elettrico del citato Jason Crosby a dare ulteriore feeling sudista, “I Have A Heart” in cui Jono da libero sfogo al suo accorato amore per il più genuino spirito rock con la collaborazione dell’amico Eric ‘Roscoe’ Ambel, così come avviene nella catartica e pregnante “I Believe” e nella tagliente “ I’m A Pig” dove piano e chitarre lavorano di fino. “The Christian Thing” vanta un bel ‘parterre de roi’ con Terry Allen ed Eliza Gilkyson che prestano le loro voci in una canzone dal profumo country, uno dei momenti più profondamente significativi del disco, seguito subito dopo dal sapido rock’n’roll di “Face The Music”, mentre “Every Once In A While” è deliziosamente intrigante con i suoi intrecci di slide e accordion e “The Wrong Angel” ci porta in territori blues assolutamente gustosi. Un disco comunque da apprezzare nella sua interezza, prodotto splendidamente dallo stesso Jono Manson, talento a ‘tutto tondo’ che merita tutta la nostra attenzione. (Remo Ricaldone)