Californiani di nascita ma texani di adozione, Jimmy & The Mustangs rappresentano e suonano per quello ‘zoccolo duro’ di appassionati legati ai suoni degli anni cinquanta, tra rockabilly, boogie, swing e doo-wop, con l’inevitabile sovrapposizione di inflessioni country e blues, le basi di questi suoni. Già attivi negli anni ottanta nel Golden State, Jimmy Haddox e i suoi pards hanno spesso aperto per le allora famose Go Go’s, rock band tutta al femminile che si guadagnò il loro ‘quarto d’ora di notorietà’ in quegli anni grazie ad un approccio molto ‘radio friendly’ e non scevro da influenze pop. I Mustangs si distinsero per un suono ruvidamente vintage, allora più selvaggiamente legato a certi ambienti punk, certamente con le radici intrise di suoni non modaioli e vicini ai più noti Blasters dei fratelli Alvin. Coerenti fino ai giorni nostri, hanno trovato poi spazio ed occasioni nella capitale texana, mantenendo inalterata una freschezza che li rende apprezzabili e divertenti. Il loro nuovo disco intitolato “Another Round” condensa con precisione quello che è il loro ‘live show’, perdendo forse leggermente in fatto di impatto ma certamente rimanendo in una media qualitativa più che buona. Nostalgia e passione sono le peculiarità di Mr. Jimmy Haddox e soci, musicisti che sanno di rivolgersi ad un pubblico che li segue proprio per quel suono ‘old fashioned’ che deve rimanere però credibile ed evitare la routine per attrarre e contagiare l’ascoltatore. L’album è quindi stringato ed essenziale, come è tradizione del genere, un bel mix di tonalità e colori che passano dalle sonorità a la Buddy Holly di “Rock My World” alle nitide “Roll The Dice” e “Ready, Set, Go!”, arrangiate con gusto dallo stesso leader in collaborazione con Mark Youngersmith. Con “I Won’t Cry For You” sembra di rivivere le stagioni storiche dei Blasters e non a caso appare il saltellante piano di Gene Taylor, membro aggiunto alla band di Phil e Dave Alvin, “Hotel San Jose” ha nel sax di Will Daniel e in una melodia di stampo classicamente rock’n’roll la scelta vincente che la rende tra le migliori del lotto, “Bourbon Street” fa rivivere lo spirito di Fats Domino e un’altra piccola perla è sicuramente la conclusiva “Long Black Train”, pimpante e limpida. Un disco che riconcilia con la genuinità tipica delle produzioni indipendenti, magari non sempre facilissime da reperire ma che ripaga ampiamente. Da sentire.(Remo Ricaldone)