10836142_10205256362437742_1134271712_nCon la solita puntualità tipicamente Italica, il concerto di James Otto al Country Christmas di Pordenone, previsto per le 22, parte con 45 minuti di ritardo davanti ad un pubblico di un qualche centinaio di spettatori. La dimensione acustica dello show, in verità poco adatta per una fiera, si rivela invece il punto di forza del concerto perchè permette ai presenti, quasi tutte persone abituate ad ascoltare country music, di apprezzare le qualità artistiche del cantautore di Fort Lewis nello stato di Washington. Infatti se vi fosse stata una band al completo il rimbombo che si crea nel piccolo padiglione tre della Fiera ( evidentemente poco adatto a questo tipo di manifestazioni) avrebbe coperto ogni cosa rendendo il concerto un assordante rumore. Invece due chitarre ed un basso, giusto per dare una piccola sezione ritmica, hanno permesso la pubblico di assaporare il sound di James. Inoltre la dimensione acustica ha favorito il repertorio più country dell’artista che ha tirato fuori una grande voce molto Nashville. Ci aspettavamo un James Otto più rock che country, invece smentendo completamente ogni previsione, il musicista ha dimostrato di meritare pienamente il titolo di cantante country attribuitogli dalla stampa specializzata Americana. Già comunque nel “meet and greet” che precede il concerto James aveva affermato che i suoi cantanti preferiti sono Merle Haggard e George Strait e questo lasciava ben sperare su quello che poi sarebbe avvenuto sul palco. Un ora e mezzo di show che scorre via tra brani tratti dai vecchi cds (Days Of Our Lives-Mercury Nashville 2004-, Sunset Man -prodotto da John Rich e Jay De Marcus per la Warner Bros nel 2008- e Shake What God Gave Ya del 2010 ), un paio di brani nuovi più alcune covers. Fra queste segnaliamo una stupenda versione di No Hurry di Zac Brown . James Otto ha sicuramente suonato e cantato con trasporto e sentimento e chi era presente ha pienamente percepito un buon feeling con il palco. Peccato che il concerto non fosse previsto nel padiglione centrale dove vi è una acustica discreta, ma di questo parleremo nel prossimo articolo.