Impegnato su più fronti, con la sua carriera solista, con la band Great Willow e le collaborazioni con i losangeleni I See Hawks In LA, James Combs si è creato un suono personale che passa dal pop al rock alle ballate dalle inflessioni ‘folkie’ che spesso rimandano alle fascinazioni westcoastiane di Laurel Canyon e a influenze di musicisti come i Jayhawks di Gary Louris e al cantautorato indipendente roots. “Falling Under Spells” è disco che affascina e coinvolge con le sue melodie decisamente accattivanti dopo qualche ascolto e necessita di un po’ più di tempo per entrare in sintonia con un ‘mood’ che evoca di volta in volta la bellezza stordente dei deserti del sudovest o la maestosità dell’oceano. La produzione di John Would (già con Fiona Apple) e dello stesso James Combs regala soluzioni sorprendenti, come il banjo che guida una melodia tra pop, blues e country come “Until This Old Wave Rolls By” o come la tromba che apre “Ruleless Games” in un intreccio pop caratterizzato da un uso intelligente del synth e da inevitabili rimandi a certo (smooth) jazz. I tocchi psichedelici presenti in molti brani ricordano anche i Beatles e quel ‘geniaccio’ di Van Dyke Parks con il quale James Combs ha condiviso il palco in passato, portando le atmosfere verso orizzonti non scontati. “Strange Signs” sembra proprio il godibile pop/americana dei Jayhawks e ne ricalca la ricerca melodica fresca ed orecchiabile, così come “True Believer” che si muove sulla stessa falsariga, sottolineando in ogni piega del suono quel candore che rimanda al classico ottimismo hippie. “Circle Days” si avvicina ai REM come atmosfere, “Spells” ha le cadenze sixties grazie ad una melodia solida e ad un arrangiamento che vuole rimarcare nel ritmo e nelle chitarre quegli anni, “Everybody Inside” è più acustica e sognante, mentre “Nowhere fast” riporta in chiusura ancora le affinità con i Jayhawks. Non tutto l’album è sullo stesso livello e pur con un paio di momenti più ‘opachi’ rimane l’impressione nitida e leggera di un lavoro costruito con brillantezza. (Remo Ricaldone)