Gli anni tra la fine dei settanta e la prima metà degli ottanta non furono certamente generosi per un genere come il country-rock (che effettivamente diede il meglio anni addietro), ‘schiacciato’ tra punk ed elettronica, imperanti in quel periodo. Nonostante tutto e tutti però, almeno dal vivo, una manciata di reduci degli anni d’oro di quell’incrocio tra country e rock continuò a fare tour sia in Europa che negli States (ma anche in Giappone dove ottennero ottimi risultati di pubblico), proponendo con buona efficacia i classici dei Byrds, dei Flying Burrito Brothers e anche della Band. Greg Harris, eccellente polistrumentista e membro dei FBB per anni, fu uno dei più attivi guidando sul palco bands dall’assetto variabile ma che incarnavano con passione lo spirito di quegli anni, chiamando a raccolta nomi che avevano contribuito a scriverne la storia. Nel 1985 Greg Harris chiamò il bassista Skip Battin, il batterista Jim Goodall e il ‘steel guitar’ wizard Sneaky Pete Kleinow per intraprendere un tour che li portò in Francia, in Belgio, in Olanda, In Inghilterra ed in Germania dove fu registrato questo concerto che riappare ora grazie all’attenzione e alla cura della Appaloosa Records. Un concerto di buona qualità sonora e con una corposa scaletta in cui country, rock e cenni bluegrass e cajun si miscelano con sagacia, tra classici del repertorio dei Burritos, dei Byrds, dei Dillards e un paio di standard bluegrass come “Orange Blossom Special” e “Uncle Pen”. Certamente un’opera nostalgica che non raggiunge gli originali ma che sottolinea ancora una volta la passione e il coinvolgimento dei musicisti in questione per un genere amatissimo e che con grande testardaggine hanno portato avanti per tutta la loro carriera. Dalla apertura affidata a “Streets Of Baltimore” alla chiusura di “Bugler” passando per indimenticabili brani come “White Lone Fever” di Merle Haggard, la sempre trascinante “Cash On The Barrelhead” dei fratelli Louvin, “Sin City”, “Hickory Wind”, “Devil In Disguise”, la dylaniana “You Ain’t Going Nowhere”, “Hot Burrito #2” e poi “Mystery Train” di Junior Parker portata al successo da Elvis Presley e la sorprendente cover di “It Makes No Difference” della Band di Robbie Robertson, in un’alternanza di emozioni e ricordi, tutto concorre nel disegnare un esaustivo percorso di classici senza tempo, ancora oggi ricco di fascino. Una buona occasione per tornare indietro a quegli anni, consigliando al tempo stesso, per coloro che se li fossero persi, di riprendere gli originali. Un importante pezzo di storia musicale americana.(Remo Ricaldone)