Tra i grandi talenti che il Canada ci ha regalato, non solo in ambito country, Gord Bamford è cantante dalla voce calda, modulata e profondamente espressiva e un perfomer estremamente fresco e dotato. Nato in Australia ma dall’età di cinque anni emigrato con la madre a Lacombe, Alberta, Gord è cresciuto attorniato letteralmente dalla musica country e inevitabilmente è maturato fino a raggiungere uno status di cantante la cui fama nel proprio Paese è lievitata fino a porlo stabilmente ai primi posti delle classifiche di genere e a ricevere numerose nomination come miglior artista legato alla country music. Otto album all’attivo sono un ottimo biglietto di presentazione per il pubblico italiano che avrà modo di apprezzare il suo approccio decisamente tradizionale e classico, espressione di uno stile che evita con cura le sirene di un ‘Nashville sound’ in questi anni decisamente sterile e poco propositivo. Il debutto datato gennaio 2001 ed intitolato “God’s Green Earth” rimane una delle sue cose più belle, in un’alternanza di cover scelte con grande cura avvicinandosi ad autori affermati come Byron Hill e i conterranei Steve Fox, Duane Steele e Gil Grand tra gli altri. “Where A Cowboy Likes To Roam” e “Chevy Truck” mostrano invece una nascente intrigante vena compositiva, poi sviluppata più compiutamente nel corso della sua carriera. “Life Is Good”, sua prima incisione nashvilliana, “Honkytonks And Heartaches” e “Country Junkie” sono poi ulteriori momenti di ottima country music, con Gord Bamford sempre più inserito nel concorrenziale mondo musicale country, con l’onore di aprire i concerti di personaggi del calibro di Tim McGraw, Terri Clark, Don Williams e Kenny Rogers. Ulteriore e degnissimo esempio di qualità non comuni è il suo “Is It Friday Yet?”, disco inciso nel 2012 con i migliori sidemen di Music City e che ha contribuito a renderlo uno dei più validi esponenti della country music ‘made in Canada’, spesso più genuina e vera di quella a stelle e strisce. (Remo Ricaldone)