Il suo precedente “Bass, Drums, Guitars And Organs” ci aveva piacevolmente colto di sorpresa per aver rivitalizzato il suono di quegli artisti che tra gli anni settanta e gli anni ottanta portavano alta la bandiera del più classico rock, spruzzato spesso di tonalità pop e country in un album di grande freschezza ed immediatezza. Frank Migliorelli e i suoi Dirt Nappers da Croton on Hudson nello Stato di New York ci riprovano ora con eguale ispirazione, tra eccellenti chitarre elettriche ed acustiche, una pedal steel che ogni tanto fa capolino per rimarcare un certo amore per la country music ma soprattutto con intatto il fascino  un po’ ‘retrò’ ma sempre appassionante e dalle melodie cristalline. “The Things You Left Behind” gioca ancora con quelle tematiche che avevano reso il suo predecessore un lavoro caldamente consigliato a chi ama Tom Petty, il Southside Johnny più romantico e tutti i cantori di una certa poesia urbana dagli accenti accorati e nostalgici. Una band i Dirt Nappers in grado di supportare nel migliore dei modi il leader sia nei suoi momenti più legati al rock sia in quelli in cui il formato ballata si rivela perfetto per descrivere un sentimentalismo assolutamente privo di ogni zucchero aggiunto. E Frank Migliorelli si rivela ancora un interprete e una penna molto buoni, a partire dalla title-track che apre l’album con i sixities nel cuore e una melodia decisamente solare. “She Moves Like A Mystery” è uno dei momenti migliori del disco, ispiratissima e soffice, seguita da una altrettanto nitida “Take It Back”, più rockeggiante e trascinante. “Vagabond Shoes” è un ballata sontuosa che mi ricorda il primo Willie Nile con cui condivide poesia e riferimenti letterari e tutto “The Things You Left Behind” mostra acume ed intelligenza nel raccontare piccoli e gustosi quadretti come “Every Bartender In This Town Knows My Name”, “She’s Not Coming Home” e “The Fire Inside” per fare solo tre esempi in un album interessante in tutti i suoi momenti. (Remo Ricaldone)