Fabrizio Poggi è una delle punte di diamante della scena roots italiana con il blues nel cuore, un artista dalla grande coerenza stilistica e dalle notevolissime doti umane. Doti che hanno caratterizzato una carriera lunga ventitrè album, con la ciliegina del Grammy Award conquistato con Guy Davis. “For You” è molto probabilmente il suo disco più maturo e consapevole, il più personale ed evocativo di una carriera volta sempre verso una rilettura del blues, degli antichi canti spiritual e delle sofferte ‘work songs’ vitale e vibrante. Un disco questo che sorprende per le mille sfumature di un suono profondo, affascinante ed un po’ misterioso con la ripresa di molte melodie tradizionali note agli appassionati ma riconsegnate in vesti molto particolari con un approccio che talvolta ricorda Hugh Laurie o Rhiannon Giddens. Merito anche della produzione di Stefano Spina, amico di lunga data e prezioso musicista e compositore che in più di un momento regala tocchi jazz e colora il tutto con notevole maestria. Così emerge tutta la carica umana di Fabrizio Poggi, la sua generosità e la sua empatia. L’attualità delle tematiche, il messaggio oggi più che mai fondamentale di accoglienza e condivisione è qui declinato nelle dieci canzoni che compongono l’album in una selezione che sembra non abbia soluzione di continuità, dando sempre la percezione di un progetto straordinariamente unito e coeso. Ambiente e diritti umani sono al primo posto con la splendida title-track firmata dal grande Eric Bibb, l’originale “My Name Is Earth” dello stesso Fabrizio Poggi e le splendide versioni di “Chariot”, “I’m Goin’ There” (“Wayfaring Stranger”), “Keep On Walkin’” e “If These Wings”. “For You” è un lavoro di grande importanza musicale e sociale, un invito a riconsiderare le nostre priorità e a salvare il salvabile, con le parole di “It’s Not Too Late” scritta dalla coppia Poggi/Spina: “E’ Tempo, Madre Terra piange, lacrima, urla. E’ tempo di udire la sua voce, gusrdare di nuovo il suo volto. E’ Tempo, siamo in tempo. E’ tempo di fermare il tempo”. (Remo Ricaldone)